Amore
–
Balzac, “La falsa amante”, lo dice complicato dalla “religione cattolica”: “La
religione cattolica ha talmente ingrandito l’amore che vi ha sposato per così
dire indissolubilmente la stima e la nobiltà”. La religione sarebbe da
intendersi “cristiana”, ma l’indissolubilità è propriamente cattolica.
Balzac, scapolo e scettico, era in
questo praticante.
Dante – Fazioso come
tutti ma l’“Inferno” curiosamente, a un secondo sguardo, e anche il
“Purgatorio”, è equanime, non ci sono vendette.
Esilio – “Si porta il
proprio paese e i suoi odi con sé”, è riflessione di Balzac, “La falsa amante”.
Che aggiungeva: “Dante avrebbe volentieri pugnalato nel suo esilio un
rappresentante dei Bianchi”. Dante non avrebbe osato. Ma pensato sì?
Fine – Hemingway ha
scritto 47 finali di “Addio alle Armi”. La fine ha sempre contato nei romanzi
più dell’inizio.
Hacker - È industriale,
urbano, settentrionale. È difficile dargli un’identità, e quindi
caratterizzarlo, perché si definisce proprio in quanto si nasconde. E tuttavia
la casistica è quella: californiano, scandinavo per ragioni di temperamento, nordcoreano
o russo per ragioni di spionaggio, rumeno al bancomat.
Incipit – È arte tarda.
Nemmeno novecentesca. È connessa al best-seller, da vendere in fretta – si dice
da consumare, ma non è necessario. Creando speculazioni anche ridicole:
l’incipit di Proust è moscissimo.
L’arte
dell’incipit che imperversa, fra redattori e critici letterari, potrebbe essere
dettata dal desiderio di non leggere, fermandosi alla prima pagina.
Mondo di mezzo – Il Mondo di
Mezzo, il nome che gli inquirenti hanno dato all’intrallazzo a Roma, secondo la
felice espressione di uno dei protagonisti, Massimo Carminati, evoca quello di
Tolkien, il mondo operoso degli hobbit sassoni (celtici) inquinato dai
traditori più che dai nemici. Secondo gli inquirenti, invece, evoca un mondo oscuro,
un po’ criminale un po’ corrotto. Balzac ha l’espressione, per il mondo
equivoco che s’intrufola nella buona società, “le monde interlope”. Che in francese
ha questi significati, di mondo equivoco, sul versante del poco di buono. Ma
per chi pratica le lingue indifferentemente ha anche il senso inglese –
originario - di “ingerirsi, intrufolarsi, interferire, contrabbandare”.
Le
parole dicono la verità: l’inchiesta romana è molto da “buona società” contro
intrusi di vario genere, assassini, terroristi, scassinatori, benché redenti
dal carcere. Anche Mafia Capitale, l’altro nome dell’inchiesta, sa di intrusione.
Mentre il fenomeno è romano e non mafioso – non violento. Di una società del
malaffare contrapposta cioè alla società civile, ma è la società civile romana,
dei quartieri bene o quartieri alti compresi: il funzionario fa normalmente marcato
delle sue competenze.
Monomotapa – È Monomatopa in
Balzac, “La falsa amante”. Non è la stessa cosa, e suona anche sconcio. Il
Monomotapa è l’impero Shona, tra lo Zambezi e il Limpopo, l’ex Rhodesia con una
parte del Mozambico, che durò fino alla riscoperta dell’Africa per lo
schiavismo, a fine Quattrocento.
Ma
l’Africa è tornata nell’oblio, come al tempo di Balzac. Era riemersa – storia e
cultura e tutto – con le indipendenze, cinquant’anni fa, si è riseppellita da
sola. Ci vorrà una nuova scoperta dell’Africa?
Neo realismo – Confina col
realismo sovietico, la rilettura rimanda irresistibilmente alla letteratura da
Comitato Centrale. Di Pratolini per esempio. Anche di Pasolini per i due
romanzi romani di grande successo che si continuano a distillare nei domenicali
gruppi di lettura. Di Pasolini fa più senso perché sapeva quello che faceva,
aveva più corde e le usava di proposito. Lingua di legno. Sentimentalismo. Proletarismi
di maniera, anche quando si vogliono di prima mano: la lotta di classe come
unico motore. False coscienza, purtroppo, se tutte concludono al linguaggio vuoto:
ipocrisia? opportunismo?
Resta
viva negli episodi crepuscolari, di bimbi malati e sudici, di sporcizia prima
che di sesso a pagamento. Nessun romanzo di officina, o di contadini, o di vita
comunque vissuta come il genere si vorrebbe, suonano tutti falsi.
È
la stessa lingua falsa che ancora ammorba l’editoria e il giornalismo. Che ha
bloccato e avvilito l’Italia. Che vuole spegnerne gli istinti vitali e gli umori.
Rito – L’“arte completa, l’Opera Totale” Simone
Weil trovò a San Pietro a messa, per la Pentecoste del 1937, in una messa di
Palestrina, cantata da voci bianche. Con architetture di grandi spazi, macchie
di paramenti multicolori, e “folle in gran parte inginocchiate, con molti
uomini e donne del popolo, queste con un
fazzoletto sui capelli”. Come si troverebbe Wagner ora, nel rito sanitarizzato?
È un rito non wagneriano, questo sì.
Roma – Arrivata a
Roma il 15 maggio (1937), a mezzogiorno di un sabato, Simone Weil passa il
pomeriggio e la domenica successiva tra lunghe sessioni di musica religiosa, spostandosi
a piedi o in tram. Subito, sabato, a Sant’Anselmo e poi all’Adriano – un bel
pezzo di strada, da Termini all’Aventino e a piazza Cavour. Il giorno dopo,
Pentecoste, la mattina a messa a San Pietro, cantata dalle voci bianche, poi tra i Vespri a Sant’Anselmo
e i Vespri di nuovo in Vaticano. Musica “meravigliosa” gregoriana a Sant’Anselmo,
canti ortodossi all’Sdriano, Palestrina alla messa in San Pietro. Oggi si fanno
a Roma, che pure è sempre la capitale della cristianità, cinque funzioni
religiose cantate al mese? All’anno? Come va la freccia del progresso?
In
compenso, Simone Weil non ha trovano in tutto il Borgo un libro da messa. Oggi
invece ce n’è in abbondanza, anche se nessuno lo usa, né saprebbe – è tra i ricordini.
Seduttore – È volentieri
italiano, nella letteratura francese e tedesca, anche inglese. Nei tratti e\o
nel tipo (psicologia, maniere). Non sempre sciocco o falso.
Sherlock Holmes
– È niente di più che lo stolido Conan
Doyle, medico molestatore di fate e continenti sommersi.
Stile Libero – Giorgio Falco,
“”La gemella H”, ha vinto quest’anno sei premi letterari, ed è stato finalista
ad altri tre. Anche per questo ha una pagina di pubblicità, tutta intera, sul
“Corriere della sera”. Da outsider?
Wilde – Nelle lettere dopo la prigione, a
Parigi e in Sud Italia, è un altro Wilde rispetto alla vulgata, che lo vuole
depresso e indigente. È al contrario pieno di soldi, che spreca come di
consueto, “trenta pezzi d’argento” per “vedere” il papa in chiesa,
seduttore-manipolatore a Palermo di ragazzini che riempie di mance, vetturini o
seminaristi, uno dei quali in particolare si pregia di sorprendere “ogni
giorno” dietro l’altare maggiore. Perché nascono le leggende?
letterautore@antiit.eu
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