martedì 23 dicembre 2014

Letture - 197

letterautore

Amore – Balzac, “La falsa amante”, lo dice complicato dalla “religione cattolica”: “La religione cattolica ha talmente ingrandito l’amore che vi ha sposato per così dire indissolubilmente la stima e la nobiltà”. La religione sarebbe da intendersi “cristiana”, ma l’indissolubilità è propriamente cattolica.
Balzac, scapolo e scettico, era in questo praticante.

Dante – Fazioso come tutti ma l’“Inferno” curiosamente, a un secondo sguardo, e anche il “Purgatorio”, è equanime, non ci sono vendette.

Esilio – “Si porta il proprio paese e i suoi odi con sé”, è riflessione di Balzac, “La falsa amante”. Che aggiungeva: “Dante avrebbe volentieri pugnalato nel suo esilio un rappresentante dei Bianchi”. Dante non avrebbe osato. Ma pensato sì?

Fine – Hemingway ha scritto 47 finali di “Addio alle Armi”. La fine ha sempre contato nei romanzi più dell’inizio.

Hacker - È industriale, urbano, settentrionale. È difficile dargli un’identità, e quindi caratterizzarlo, perché si definisce proprio in quanto si nasconde. E tuttavia la casistica è quella: californiano, scandinavo per ragioni di temperamento, nordcoreano o russo per ragioni di spionaggio, rumeno al bancomat.

Incipit – È arte tarda. Nemmeno novecentesca. È connessa al best-seller, da vendere in fretta – si dice da consumare, ma non è necessario. Creando speculazioni anche ridicole: l’incipit di Proust è moscissimo.
L’arte dell’incipit che imperversa, fra redattori e critici letterari, potrebbe essere dettata dal desiderio di non leggere, fermandosi alla prima pagina.

Mondo di mezzo – Il Mondo di Mezzo, il nome che gli inquirenti hanno dato all’intrallazzo a Roma, secondo la felice espressione di uno dei protagonisti, Massimo Carminati, evoca quello di Tolkien, il mondo operoso degli hobbit sassoni (celtici) inquinato dai traditori più che dai nemici. Secondo gli inquirenti, invece, evoca un mondo oscuro, un po’ criminale un po’ corrotto. Balzac ha l’espressione, per il mondo equivoco che s’intrufola nella buona società, “le monde interlope”. Che in francese ha questi significati, di mondo equivoco, sul versante del poco di buono. Ma per chi pratica le lingue indifferentemente ha anche il senso inglese – originario - di “ingerirsi, intrufolarsi, interferire, contrabbandare”.
Le parole dicono la verità: l’inchiesta romana è molto da “buona società” contro intrusi di vario genere, assassini, terroristi, scassinatori, benché redenti dal carcere. Anche Mafia Capitale, l’altro nome dell’inchiesta, sa di intrusione. Mentre il fenomeno è romano e non mafioso – non violento. Di una società del malaffare contrapposta cioè alla società civile, ma è la società civile romana, dei quartieri bene o quartieri alti compresi: il funzionario fa normalmente marcato delle sue competenze.

Monomotapa – È Monomatopa in Balzac, “La falsa amante”. Non è la stessa cosa, e suona anche sconcio. Il Monomotapa è l’impero Shona, tra lo Zambezi e il Limpopo, l’ex Rhodesia con una parte del Mozambico, che durò fino alla riscoperta dell’Africa per lo schiavismo, a fine Quattrocento.
Ma l’Africa è tornata nell’oblio, come al tempo di Balzac. Era riemersa – storia e cultura e tutto – con le indipendenze, cinquant’anni fa, si è riseppellita da sola. Ci vorrà una nuova scoperta dell’Africa?

Neo realismo – Confina col realismo sovietico, la rilettura rimanda irresistibilmente alla letteratura da Comitato Centrale. Di Pratolini per esempio. Anche di Pasolini per i due romanzi romani di grande successo che si continuano a distillare nei domenicali gruppi di lettura. Di Pasolini fa più senso perché sapeva quello che faceva, aveva più corde e le usava di proposito. Lingua di legno. Sentimentalismo. Proletarismi di maniera, anche quando si vogliono di prima mano: la lotta di classe come unico motore. False coscienza, purtroppo, se tutte concludono al linguaggio vuoto: ipocrisia? opportunismo?
Resta viva negli episodi crepuscolari, di bimbi malati e sudici, di sporcizia prima che di sesso a pagamento. Nessun romanzo di officina, o di contadini, o di vita comunque vissuta come il genere si vorrebbe, suonano tutti falsi.
È la stessa lingua falsa che ancora ammorba l’editoria e il giornalismo. Che ha bloccato e avvilito l’Italia. Che vuole spegnerne gli istinti vitali e gli umori.

Rito – L’“arte completa, l’Opera Totale” Simone Weil trovò a San Pietro a messa, per la Pentecoste del 1937, in una messa di Palestrina, cantata da voci bianche. Con architetture di grandi spazi, macchie di paramenti multicolori, e “folle in gran parte inginocchiate, con molti uomini e donne del popolo,  queste con un fazzoletto sui capelli”. Come si troverebbe Wagner ora, nel rito sanitarizzato? È un rito non wagneriano, questo sì.

Roma – Arrivata a Roma il 15 maggio (1937), a mezzogiorno di un sabato, Simone Weil passa il pomeriggio e la domenica successiva tra lunghe sessioni di musica religiosa, spostandosi a piedi o in tram. Subito, sabato, a Sant’Anselmo e poi all’Adriano – un bel pezzo di strada, da Termini all’Aventino e a piazza Cavour. Il giorno dopo, Pentecoste, la mattina a messa a San Pietro, cantata  dalle voci bianche, poi tra i Vespri a Sant’Anselmo e i Vespri di nuovo in Vaticano. Musica “meravigliosa” gregoriana a Sant’Anselmo, canti ortodossi all’Sdriano, Palestrina alla messa in San Pietro. Oggi si fanno a Roma, che pure è sempre la capitale della cristianità, cinque funzioni religiose cantate al mese? All’anno? Come va la freccia del progresso?
In compenso, Simone Weil non ha trovano in tutto il Borgo un libro da messa. Oggi invece ce n’è in abbondanza, anche se nessuno lo usa, né saprebbe – è tra i ricordini.

Seduttore – È volentieri italiano, nella letteratura francese e tedesca, anche inglese. Nei tratti e\o nel tipo (psicologia, maniere). Non sempre sciocco o falso.

Sherlock Holmes –  È niente di più che lo stolido Conan Doyle, medico molestatore di fate e continenti sommersi.

Stile Libero – Giorgio Falco, “”La gemella H”, ha vinto quest’anno sei premi letterari, ed è stato finalista ad altri tre. Anche per questo ha una pagina di pubblicità, tutta intera, sul “Corriere della sera”. Da outsider?

Wilde – Nelle lettere dopo la prigione, a Parigi e in Sud Italia, è un altro Wilde rispetto alla vulgata, che lo vuole depresso e indigente. È al contrario pieno di soldi, che spreca come di consueto, “trenta pezzi d’argento” per “vedere” il papa in chiesa, seduttore-manipolatore a Palermo di ragazzini che riempie di mance, vetturini o seminaristi, uno dei quali in particolare si pregia di sorprendere “ogni giorno” dietro l’altare maggiore. Perché nascono le leggende?

letterautore@antiit.eu 

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