Lo spread inflitto all’Italia nel 2011
aveva avuto un precedente vent’anni fa di questi giorni, autoinfilitto dal
presidente della Repubblica Scalfaro (“il Monaco”) in odio al governo, anche
allora di Berlusconi:
“Ma
quanto ci costa, questa crisi annunciata via “Corriere della sera”, quante
diecine di migliaia di miliardi? In aggiunta a quelli che il Monaco ci ha già
costretti a pagare prima delle elezioni con le sue esternazioni, e con quelle
dell’inviolabile Violante, con le perquisizioni a valanga della sua protetta
Principato, provocando la più colossale fuga di capitali della storia? Il conto
è semplice e si può fare in molti modi: quanto paga lo Stato, quanto paga la
lira, e chi opera sulla stabilità della lira, quanto i consumatori attraverso
il rincaro di benzina, caffè, carta e altre materie prime.
“Prendiamo
quanto costa allo Stato. Il differenziale con i tassi d’interesse tedeschi, sui
titoli di Stato e sui tassi creditori, è stato portato a quattro punti (oggi si
direbbe a 400 punti base, n.d.r.). Quattro punti in più sullo stock del debito
a termine breve-medio del debito pubblico fanno 70 mila miliardi. Consideriamo
pure che due punti siano – ma non lo sono – un differenziale ”normale” tra
liretta e supermarco, restano due punti: cioè 35 mila miliardi di interessi.
“È
incapacità? No, l’affossamento della finanziaria ha padri nobili fra gli
economisti: Andreatta, Prodi, Spaventa, Sylos Labini e molti altri”.
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