“Nessun partito deve pretendere di
essere il partito degli onesti, dei patrioti, degli amici del popolo”. Sembra
una critica del berlinguerismo, ma è un monito del 1947 - a riprova che
Berlinguer veniva da lontano. E non una perla occasionale, fonda un’ipotesi
storiografica da riprendere, finora occultata dal pensiero unico togliattiano:
della Resistenza distinta dall’antifascismo. Per una differenza costitutiva: “L’antifascismo
conosce tutte le cause, mortali e veniale, del disastro. L’uomo della
Resistenza si domanda invece come mai tale disastro sia stato possibile”.
L’antifascismo riproduce il suo nemico -
“la morale politica è una morale tragica” - la Resistenza è di un popolo che
interroga se stesso. L’antifascismo è politico, partitico, settario, la Resistenza,
che invece include, è un tentativo di fronte comune, di rigenerazione. Ma
Noventa è già deluso. La sua non è una proposta, è una constatazione, subito
nel 1947, che la grande occasione era sprecata: il Pci monopolista della Resistenza
dice “l’intimo nemico” della stessa.
“Noventa” (Giacomo Ca’ Zorzi), bistrattato
in vita, quale poligrafo, poeta, saggista e uomo politico, cioè uno confuso, è invece
uno che ci vede chiaro. Già dagli anni del fascismo, che contrastò, al costo di
una serie di occupazioni. Nel 1936-1938 anche con una rivista, “La riforma
letteraria”, che editò e scrisse a Firenze, con la quale analizzò le radici culturali
e nazionali del fascismo, nell’idealismo e in un certo liberalismo. Ne dà conto
nel secondo, lungo testo di questa raccolta, “Comunismo-Antifascimo-Resistenza”,
a commento della polemica fra Bobbio e Togliatti nel 1955. Che è quanto di più
sensato sia stato letto, anche in sede storica, a proposito del fascismo, e poi
del comunismo togliattiano. Dei fili contorti attraverso cui Togliatti modellò
e controllava il partito Comunista – Togliatti ci fa miglior figura di Bobbio,
compagno di studi e sodale politico di Noventa, duttile, avvolgente, a suo modo
democratico, ma delle ingenuità politiche del filosofo della politica Bobbio
sappiamo già molto, guardingo, causidico, e infine berlinguerista.
Le tela di Togliatti
Della fine ragnatela di “contraddizioni”
di cui Togliatti è maestro sta al centro
la “continuazione della Resistenza”, solo utile a irretire gli “utili idioti”,
gli “indipendenti di sinistra”, e dominare l’opinione pubblica: “Rompere l’unione
sacra con gli ex compagni, trattarli non per quello che furono ma per quello
che sono, e continuare la Resistenza”.
L’illusione, non ingenua, con cui imporsi in politica (e nella storia) - anche
ora, dopo la morte.
Giacomo Noventa, Tre parole sulla Resistenza, Castelvecchi, pp. 69 € 9
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