Al
disastro annunciato
L’indignato
grillino
Sdegnato
prende
Commiato
e spicciolato
Uno
alla volta a settimana
Al
seno s’attacca
Turgido
renziano
Il
giorno dopo l’annuncio della candidatura di Roma all’Olimpiade del 2014, il
“Guardian” e il “Daily Telegraph”, giornali inglesi, dicono che non si può, che
a Roma c’è la mafia. Si sdegnano i giornali romani. Ma non è vero? Se lo
dice Pignatone.
Cuffaro,
l’ex presidente della Sicilia, prossimo a fine pena, non ha avuto dalla giudice
Tomassini il permesso di visitare la madre, perché la vecchia madre è
arteriosclerotica, e perché “ha
avuto modo di incontrare la madre in occasione della fruizione del permesso a
lui concesso il 2 gennaio 2013 per partecipare ai funerali del padre Raffaele deceduto il 31 dicembre 2012”. Il
permesso ora negato era stato richiesto a marzo 2014. Che altro farà questa
giudice tutto il giorno?
La
dottoressa Tomassini è giudice di sorveglianza sulle carceri presso il
Tribunale di Roma. In questa qualità si ritiene impegnata, scrive in un saggio,
“nel garantire condizioni umane di detenzione e nella disposizione di
forme alternative alla reclusione”.
Il permesso a Cuffaro “per partecipare ai funerali del padre Raffaele deceduto il 31 dicembre 2012” era stato dato in ritardo, a funerale fatto. Ma di che si occupano i giudici?
Il permesso a Cuffaro “per partecipare ai funerali del padre Raffaele deceduto il 31 dicembre 2012” era stato dato in ritardo, a funerale fatto. Ma di che si occupano i giudici?
Il
giudice Esposito il Csm assolve, dopo una irrituale autodifesa, di questo
tenore: “Non avevo alcun motivo di farmi pubblicità attraverso un giornale a
bassa tiratura (“Il Mattino”. N.d.r.), quando il mio nome era apparso su tutti
i giornali italiani e stranieri e io avevo rifiutato di dare un’intervista alla
Cnn”. Di elevata levatura morale.
Ora
il Csm è chiamato a un altro sforzo: assolvere il giudice Esposito figlio. Che
a Milano viveva scrocco, in qualità di Procuratore della Repubblica.
L’arbitro
Banti ha strafavorito la Roma nella partita
col Genoa, chiunque ha potuto vederlo. Anzi, ha “fatto” la partita,
letteralmente. Ma i commenti delle radio
romaniste sono, per ore e giorni, contro il Genoa, il suo presidente, i suoi
giocatori. Mafia Capitale?
Questo
arbitro Banti è uno che “fa” le partite: le decide lui. E si sa anche che tifa
per qualche squadra e contro qualche altra. Come già Colina, che stravedeva per
il Milan e giocava a far perdere la
Juventus. Scopertamente Per questo era detto il miglior arbitro italiano.
Il
senso mediatico della giustizia è questo, del pregiudizio: il giornalista è una
brutta bestia.
Sono
almeno una mezza dozzina le radio romaniste a Roma. Attive a ogni ora. Intrusive
su tutte le radio nazionali, quindi dotate di una certa potenza. È tutta manna
dal cielo?
Analogamente,
si è chiacchierato in queste radio per quattro o cinque giorni
ininterrottamente a favore dell’arbitro Irrati, che col Sassuolo ha imposto il
pareggio in favore della Roma. Questa può essere passione, ma uno si dice: e se
il fatto fosse stato penalmente rilevante? Uno scippo, un abuso, uno spintone,
doppio? Non si vive tranquilli a Roma.
Sono
3.600 gli emigranti morti tra Libia e Sicilia quest’anno. Almeno 3.600, quanti
ne conteggia l’Onu. E non gliene frega nulla a nessuno. Soprattutto in Europa.
Questo è quasi più spaventoso delle morti stesse.
Degli onesti a difesa
E della pace sociale
Risonanza in piazza
Si cerca nella violenza,
Non costa nulla,
Solo l’idiozia.
Nainngolan inalbera in campo per il
Manchester City una superba cresta punk, ossigenata, scolpita, oltre ai
consueti tatuaggi ovunque. Dopo la sconfitta, alla “Domenica Sportiva”, la chioma
presenta sbiadita, afflosciata. Nessuno gli chiede perché..
Il calciatore gioca per il mercato, per
farsi vedere in Inghilterra, non si sa mai. Il giornalismo sportivo è il più
vieto, parla solo per formule.
C’è
sempre molto ossequio verso Standard and Poor’s. Ma solo sui media italiani, nei
mercati meno, molto meno. Anche se non ha mezzi né intelligenze migliori di una
buona redazione economica, del “Sole 24 Ore”, per dire, o di “Repubblica”, o
del “Corriere della sera”, direttore compreso.
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