A luglio del 1772 Anne-Prospère
s’impegna a fondo, con la sorella maggiore Renée-Pélagie, moglie di Sade, per salvarlo nel processo per
avvelenamento da cantaride di alcune prostitute. Il 3 settembre Sade è condannato
a morte col servo Latour, alla decapitazione rispettivamente e
all’impiccagione. Ma è già partito per Venezia, con Latour e la cognata. Che firma
l’impegno di cui al titolo. Ma subito dopo fuggirà da Venezia senza nemmeno
portare con sé il bagaglio, sconvolta dai facili tradimenti del marchese con
dame del luogo.
Un amore implausibile. Anne-Prospère non
era bella né di spirito. La sua attrattiva fu forse la gioventù, se aveva diciotto
anni quando “andò incontro” al cognato, che ne aveva ventinove. Ma forse anche
lei ne aveva sei di più, o otto. Seppure ancora vergine. Maurice Lever, il suo
scopritore negli archivi sparpagliati dei tanti rami discendenti dal marchese,
la vuole la “preda vergine”. Ma nemmeno questo sembra sia avvenuto, a leggere
bene le lettere.
La Bnf, la biblioteca nazionale di Francia,
repertoria Anne-Prospère seccamente: “Spesso presentata come canonichessa (e
talvolta come canonichessa benedettina, che non ha senso), ma la sua carriera
ecclesiastica sembra ridursi a dei progetti, acquisire una prebenda al capitolo
secolare Saint-Denis d’Alix (Rhöne) o, più tardi, entrare in un monsstero
benedettino in Auvergne”. Di identità incerta, con tre nomi, Annee-Prospère o
Jeanne-Prospère, e Cordier de Launay o Montreuil de Launay. E data di nascita
incerta: 27 dicembre 1751 secondo i registri di famiglia, 1743 o 1745 per altre
fonti – la famiglia avendo interesse a ringiovanirla in vista di un matrimonio. Insomma, una larva. Della storia
peraltro non c’è traccia, nei rapporti epistolari intensi tra Sade e la moglie.
Però c’è stata: Anne-Prospère infiammò il marchese. Come ogni preda al momento
della foja, s’immagina.
È sempre più Sade festival. Iin
prossimità del bicentenario della morte, il 2 dicembre, ma già da tempo. E non
per il sadismo ma per “chiara fama”, per sfruttarne il nome come un brand. A Lacoste, il suo ex feudo, Pierre
Cardin organizza festival Sade perenne da una quindicina d’anni, di opera,
danza, teatro, canto, con Puccini, Tchaikovskij, Nathalie Dessay, “Amleto”,
“Moi Colette”, “Ça swing chex Maxim’s”,
e naturalmente Sade con Casanova, “Gli amanti del secolo dell’Illuminismo”,
spettacolo musicale. Questa estate si sono fatte in suo nome feste di
beneficenza a favore dei bambini con handicap. E si tirano fuori sorprese. Magari
già edite e passate inosservate, perché anonimi, o perché nessuno lie ha lette.
Il personaggio è romanzesco, e dunque
alettante per i biografi. Ma gli appigli non mancano, ben reali: condanne,
carcerazioni, lettere. Anche, come queste, d’amore. Beffardo sempre, anche con
se stesso. Tanto biografismo, però, sempre meno dilettantesco, lo sta facendo
uscire dalla leggenda nera: vittima di una vendetta familiare tanto quanto
colpevole di abusi su prostitute, peraltro tardivamente pentite, è dopo tutto
ciò che diventa teorico sfrenato del male inevitabile – e dunque da redimere,
perché no.
Je jure au marquis de Sade, mon amant, de n’être
jamais qu’à lui…, Le Livre de Poche, pp. 127
€ 5
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