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domenica 7 dicembre 2014

Secondi pensieri - 198

zeulig

Antifilosofia  - Registrata nel 1774, da un “Dictionnaire antiphilosophie” di Louis-Mayeul Chaudon in forma di rifiuto dell’illuminismo. Espressione della reazione, cattolica più che conservatrice: contro Voltaire, il materialismo, l’Enciclopedia, e tutta la filosofia illuminista, meccanicista, materialista.
È della filosofia che si teme allora di più l’irreligione, mentre con l’ateismo il “confronto” è aperto. Con l’edonismo decolpevolizzato, che ne è l’etica, col naturalismo, col materialismo.    

Corpo – È sparito dall’immaginario e nella figurazione. Nella pittura – ma è sparita anche la pittura. E nel cinema, che continua a non saperlo leggere, ormai sono cent’anni – e più nella pornografia. Svanisce se mostrato (esibito)?

Dio  - È la ragione.

È la luce sempre diversa, dice Leonardo. Può bastare.

Se Dio fosse nel processo di negazione e oltrepassamento, allora sarebbe un serial killer: una cosa è o non è. Lo vede ognuno che l’io protestante, o idealismo, è l’umiliazione dell’individuo, per quella rivolta contro l’oggetto che è invece il soggetto, una moltitudine di soggetti, mai riducibili a oggetti, anche perché lavorano insieme alacri per approfondirsi e moltiplicarsi - cosa di cui il Vaticano e la chiesa sempre sono stati al corrente.

Lucus a non lucendo - “Vi prego”, dice a un certo punto Mérimée a Stendhal, “lasciatemi scrivere couillons e non cuyons come vuole il vocabolario: deriva da couille, come lucus a non lucendo”. Che potrebbe allora essere l’una o l’altra delle parti basse, o entrambe, il lucus e il non lucendo. Ingegnoso, la luce che viene da posti dove non prende mai il sole – che però non sono pallidi ma rosa o nerastri: bisognerà rivedere il concetto di bianco per i greci, e di nero. Senza contare che lucus a non lucendo”, l’unico latinorum di Heidegger, ha quella sinistra parentela con lykos, che in greco è lupo.

La “radura dell’essere” che sta al centro di Heidegger è anche in Moravia. Il formichino solerte mai sorpreso l’ha trovato in Africa – ma lui dopo Heidegger e la vulgata: “È un buio assoluto; il buio della boscaglia africana; quel buio totale cui pare alludere, i maniera paradossale, il detto latino sulla foresta: lucus a non lucendo”.
In tema anche Gabriello Chiabrera, quando inneggia a santa Lucia alla Marina di Savona: “Lucida lucenti lucescis, Lucia, luce,\Lux mea luceat, Lucia, luce tua”.

Sia il mondo il “lucus a non lucendo” di Heidegger, il bosco senza luce, seppure sacro. Per la Treccani è uno scherzo. Esempio ricorrente lo dice delle etimologie a contrariis, antifrastiche, o varroniane, assurde insomma, sanzionato per primo da Quintiliano severo – “accetteremo anche che alcuni vocaboli derivino dai loro contrari, come lucus, perché opaco nell’ombra che ha poca luce?” E tuttavia che dire? Lux è indoeuropeo per luce e, in greco, bianco, leukos. Ma in molti derivati della stessa radice il senso è “radura”, l’antico indiano lokah, il lituano laukas, lo stesso latino lucus. Da cui poi il latino lucus come bosco – e nei derivati lucu, corso, luo, sardo-barbaricino, lugo asturiano, luku basco.

Male –Se è inevitabile – se è la condizione umana – tanto vale sdoganarlo, redimerlo. C’è nella rilettura in corso di Sade questo paradosso: se il male è proprio dell’uomo, tanto male non dev’essere. A valere possibilmente - probabilmente in Sade, scrittore indomabilmente ambizioso, malgrado le persecuzioni e le sfortune.

Marx -  Di suo Marx era ed è realista, della borghesia sapendo che non può non rivoluzionare di continuo gli strumenti della produzione, e quindi i rapporti di produzione. E ha risolto l’incoerenza del pensiero liberale: il progresso va coordinato con l’esaltazione della storia di Hegel, il regno della libertà è nella società senza odio, classi, sfruttamento. Il liberalismo legando ai lumi. Superbo alfiere della ragione, tanto più in tempi di decadenza, benché non abbia letto Tocqueville, e neppure tutto Hegel, là dove anticipano Heidegger, “solo un Dio ci può salvare”. Se un rimprovero si può fargli è di non aver letto Belle van Zuylen quando rimbecca Diderot, che la religione voleva ridotta a sovrastruttura delle classi dominanti. Anche se le classi dominanti, si sa, più intelligenti in questo di Marx, di solito non trascurano la religione, che è l’esercizio più sublime dell’immaginazione. “Un Dio s’incontra nel reale”, dice bene Lacan.

Morte – “Morte immortale” reca (in greco) una lapide nel Duomo di Lucca. Della vita che combatte il tempo. Dell’eterno inizio, a ogni istante, a ogni atto , o guizzo della mente.

La danza macabra, o trionfo della morte, al Cimitero di Pisa è incomprensibile. Oltralpe è genere diffuso, di pietà popolare. Può essere una questione di paralleli, ma è un altro modo di vedere la vita: la vita per la morte di Heidegger, invece che per la vita.

Natura – La natura naturalmente distruttiva è la filosofia di Sade, e naturalmente un paradosso - una sfida, con note anche chiare di sarcasmo. La selezione naturale, la sopravivenza del più adatto, la protezione della specie sono peraltro valutazioni e “norme” sovrapposte alla natura. Che è in effetti naturalmente distruttiva, non solo in Sade – il quale di suo distrugge la natura per conoscerla, come il bambino smonta l’orologio.

Verità – È buona dea, generosa, che una sola cosa rifiuta agli adoratori, la certezza. Ma la certezza non è verità, un sistema di certezze è la fine della filosofia. E si arriva al “niente è vero, tutto è permesso”, che è la legge del Vecchio della Montagna, il padre di tutti i terrorismi.

zeulig@antiit.eu

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