Antifilosofia - Registrata nel 1774, da un “Dictionnaire
antiphilosophie” di Louis-Mayeul Chaudon in forma di rifiuto dell’illuminismo.
Espressione della reazione, cattolica più che conservatrice: contro Voltaire,
il materialismo, l’Enciclopedia, e tutta la filosofia illuminista,
meccanicista, materialista.
È della
filosofia che si teme allora di più l’irreligione, mentre con l’ateismo il
“confronto” è aperto. Con l’edonismo decolpevolizzato, che ne è l’etica, col
naturalismo, col materialismo.
Corpo – È sparito
dall’immaginario e nella figurazione. Nella pittura – ma è sparita anche la
pittura. E nel cinema, che continua a non saperlo leggere, ormai sono cent’anni
– e più nella pornografia. Svanisce se mostrato (esibito)?
Dio
- È la ragione.
È la luce
sempre diversa, dice Leonardo. Può bastare.
Se Dio
fosse nel processo di negazione e oltrepassamento, allora sarebbe un serial killer: una cosa è o non è. Lo
vede ognuno che l’io protestante, o idealismo, è l’umiliazione dell’individuo,
per quella rivolta contro l’oggetto che è invece il soggetto, una moltitudine
di soggetti, mai riducibili a oggetti, anche perché lavorano insieme alacri per
approfondirsi e moltiplicarsi - cosa di cui il Vaticano e la chiesa sempre sono
stati al corrente.
Lucus a non lucendo - “Vi
prego”, dice a un certo punto Mérimée a Stendhal, “lasciatemi scrivere couillons
e non cuyons come vuole il vocabolario: deriva da couille, come lucus
a non lucendo”. Che potrebbe allora essere l’una o l’altra
delle parti basse, o entrambe, il lucus e il non lucendo.
Ingegnoso, la luce che viene da
posti dove non prende mai il sole – che però non sono pallidi ma rosa o
nerastri: bisognerà rivedere il concetto di bianco per i greci, e di nero. Senza
contare che “lucus
a non lucendo”, l’unico latinorum di Heidegger, ha quella sinistra
parentela con lykos, che in greco è lupo.
La “radura dell’essere” che sta al centro di
Heidegger è anche in Moravia. Il formichino
solerte mai sorpreso l’ha trovato in Africa – ma lui dopo Heidegger e la vulgata: “È un buio
assoluto; il buio della boscaglia africana; quel buio totale cui pare alludere,
i maniera paradossale, il detto latino sulla foresta: lucus a non lucendo”.
In tema anche Gabriello
Chiabrera, quando inneggia a santa Lucia alla Marina di Savona: “Lucida lucenti lucescis, Lucia,
luce,\Lux mea luceat, Lucia, luce tua”.
Sia il
mondo il “lucus a non lucendo” di
Heidegger, il bosco senza luce, seppure sacro. Per la Treccani è uno scherzo. Esempio
ricorrente lo dice delle etimologie a
contrariis, antifrastiche, o varroniane, assurde insomma, sanzionato per
primo da Quintiliano severo – “accetteremo anche che alcuni vocaboli derivino
dai loro contrari, come lucus, perché
opaco nell’ombra che ha poca luce?” E tuttavia che dire? Lux è indoeuropeo per luce e, in greco, bianco, leukos. Ma in molti derivati della
stessa radice il senso è “radura”, l’antico indiano lokah, il lituano laukas,
lo stesso latino lucus. Da cui poi il
latino lucus come bosco – e nei
derivati lucu, corso, luo, sardo-barbaricino, lugo asturiano, luku basco.
Male –Se è inevitabile – se è la
condizione umana – tanto vale sdoganarlo, redimerlo. C’è nella rilettura in
corso di Sade questo paradosso: se il male è proprio dell’uomo, tanto male non
dev’essere. A valere possibilmente - probabilmente in Sade, scrittore indomabilmente
ambizioso, malgrado le persecuzioni e le sfortune.
Marx - Di suo Marx era ed è realista, della
borghesia sapendo che non può non rivoluzionare di continuo gli strumenti della
produzione, e quindi i rapporti di produzione. E ha risolto l’incoerenza del
pensiero liberale: il progresso va coordinato con l’esaltazione della storia di
Hegel, il regno della libertà è nella società senza odio, classi, sfruttamento.
Il liberalismo legando ai lumi. Superbo alfiere della ragione, tanto più in tempi
di decadenza, benché non abbia letto Tocqueville, e neppure tutto Hegel, là
dove anticipano Heidegger, “solo un Dio ci può salvare”. Se un rimprovero si
può fargli è di non aver letto Belle van Zuylen quando rimbecca Diderot, che la
religione voleva ridotta a sovrastruttura delle classi dominanti. Anche se le
classi dominanti, si sa, più intelligenti in questo di Marx, di solito non
trascurano la religione, che è l’esercizio più sublime dell’immaginazione. “Un
Dio s’incontra nel reale”, dice bene Lacan.
Morte – “Morte
immortale” reca (in greco) una lapide nel Duomo di Lucca. Della vita che
combatte il tempo. Dell’eterno inizio, a ogni istante, a ogni atto , o guizzo della
mente.
La danza
macabra, o trionfo della morte, al Cimitero di Pisa è incomprensibile. Oltralpe
è genere diffuso, di pietà popolare. Può essere una questione di paralleli, ma
è un altro modo di vedere la vita: la vita per la morte di Heidegger, invece
che per la vita.
Natura – La natura
naturalmente distruttiva è la filosofia di Sade, e naturalmente un paradosso -
una sfida, con note anche chiare di sarcasmo. La selezione naturale, la
sopravivenza del più adatto, la protezione della specie sono peraltro
valutazioni e “norme” sovrapposte alla natura. Che è in effetti naturalmente distruttiva,
non solo in Sade – il quale di suo distrugge la natura per conoscerla, come il
bambino smonta l’orologio.
Verità – È buona
dea, generosa, che una sola cosa rifiuta agli adoratori, la certezza. Ma la certezza
non è verità, un sistema di certezze è la fine della filosofia. E si arriva al
“niente è vero, tutto è permesso”, che è la legge del Vecchio della Montagna,
il padre di tutti i terrorismi.
zeulig@antiit.eu
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