America .
Restano del Novecento soprattutto gli americanisti: Soldati, Borgese, Pavese,
Fenoglio, Vittorini, e Berto che negli
Usa fu prigioniero. Per taglio della narrazione, ma anche per l’uso della
lingua.
Autore - È sua moglie in
più casi di quelli famosi, Eliot, Orwell, Terzani. Ma da qualche tempo
l’esercizio è in ribasso.
Bamboccioni
– Vengono
con la pace? È l’ipotesi che Gabriele Pedullà propone, rifacendosi a Sloterdijk
e Pogue Harrison, nell’analisi della continuità familiare abbozzata da Fenoglio
in “Un Fenoglio alla prima guerra mondiale”, la raccolta dei racconti sul padre
e i suoi anni: “Senza una chiamata collettiva alle armi, vere o metaforiche, che
nella storia europea degli ultimi due secoli ha rappresentato una sorta di
«presentazione al tempio» dei nuovi cittadini, l’unica alternativa sembra
essere una sorta di infinita adolescenza… Dall’ultima grande cesura del 1967-68
è stato partorito un mondo post-storico, dove a quarant’anni si è ancora
adolescenti”. Il segno di un tempo senza epica, considera Pedullà.
Céline – Un sentimentale?
Dentro lo zolfo di cui è stato ricoperto. Sempre quindi deluso, in amore e
altrove.
Sono segni d’amore, questo è chiaro, nazionale, familiare,
tradizionale, classista, le intemperanze: contro la Francia e la guerra, i
genitori, i datori di lavoro pazienti, lo stesso piccolo borghese, sia pure invidioso
e spione.
Di zolfo si è anche coperto, ma come reazione. Il sentimentale
inevitabilmente va deluso, e più spesso che no si rivolta, quando non misantropizza.
È esteta, scherzoso. Non al modo, per intendersi, di
Wilde-D’Annunzio, più sul genere dandy. Nell’abbigliamento, e in genere nel
portamento, fino al viaggio in Urss, al primo pamphlet e all’isolamento Questo si sa – si suppone – ma non si
dice abbastanza. Di temperamento lieve, contrariamente all’immagine, la féerie resta il suo progetto più costante.
Questo i biografi lo registrano, nella “Pryntil” di Capossela, che ha musicato
“Scandalo negli abissi” si avverte: giocoso e lieve.
Faceva la posta alle scuole di danza e alle ballerine ma non a fini
grassi – per questi sarebbe andato più proficuamente al music-hall. La
ballerina classica è il negativo della foja, anche nel corpo. Capossela, in
“Pryntil”, lo fa sentire.
Dei pamphlet non si mette
abbastanza in rilievo che hanno una cronologia. Per primo viene “Mea Culpa”, quello
contro il sovietismo. È su questo che i libelli antinazionali e antisemiti si
radicano. Dopo l’isolamento, il cordone sanitario che lo avvolse dopo “Mea
Culpa”.
Non si mette abbastanza in rilievo l’isolamento che l’anticomunista
subiva – in Francia negli anni del Fronte Popolare come in Italia dopo la
Resistenza. Radicale, cattivo anche. Il non comunista poteva sopravvivere,
Soldati come Gide – seppure a condizione che facesse molti piegamenti (e anche
questi non bastavano, per esempio con Morselli).
Per wikipedia è un “saggista francese”.
Gesuiti – Ne parla “Il Sole
24 Ore”, solo “Il Sole”. E ne fa la storia, anzi l’apologia. Con dodici volumi
su altrettante personalità, e sul “nuovo ordine”, con la rifondazione seguita
all’abolizione dell’’ordine nel 1773.
E il soggetto forse più rappresentato
dalla pittura religiosa, “eccezion fatta per la Vergine Maria”. Icona gay,
segreta ma trasparente: le beatitudini del santo trafitto, il protettore degli
arcieri. “Il soggetto ideale per schiere di artisti
amanti del maschile”, nota Quattrini. Che ne fa una lunga lista, Derek Jarman,
D’Annunzio con Debussy, Oscar Wilde, Georges Eeckhoud. Mishima
lo invidiò moltissimo e volle imitarlo in morte. Ma ce n’è poco fuori che in pittura – soggetto anche facile, un
frontale. Il
Sebastiano di D’Annunzio è l’inattendibile Veronica Gambara, masochista, poseur.
Il filosofo Sebastiano di Walter Pater, uno
Spinoza separato dai sensi, e quindi dai casi della vita e gli affetti,
apatride, di tutte le cause e di nessuna, quindi mancato, fallito. Fino a
quando sente che, come la natura non è che un suo pensiero, egli non è che un
pensiero fugace di Dio. O si può pensarla a rovescio, seguendo i greci: la
natura c’è e io pure.
Simulazione – “Quando si
recita, si deve farlo il meno possibile”, è la regola di Giancarlo Giannini
(nell’intervista con Antonio D’Orrico, su “Sette” del 19 settembre). Che ne sa
anche di più: “Per inventare, bisogna saper tenere il personaggio distante,
allontanarlo”. Giannini si riferisce alla sua esperienza nel cinema, dove
l’interpretazione è visiva più che orale. Ma non soltanto: la verit si simula.
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