astolfo
Aggiornamento – È la forma cattolica, vaticana, del defunto
revisionismo storico marx-leninista.
Più spesso
acritico, anzi incantato e disarmato, è peraltro una forma di asservimento: l’atteggiamento dell’ecclesiastico
che si aggiorna è confinante col penitente.
Invasioni – Vanno da Nord
a Sud, da Est a Ovest. Da sempre e fino al West. Non per un disegno “cardinale”
della storia, ma perché si va dal meno al più. Ciò contraddice l’antropologia
del nomadismo, se si creano dei punti fermi, a Ovest, a Sud, “superiori” agli eterni migranti – più ricchi,
più intelligenti e colti, più sociali. Contraddice anche lo spirito del nomadismo,
che si vuole indomabile, a pena devitalizzazione se stanzializzato. Ma è un fatto:
nelle invasioni è il fattore forza che prevale, e si esercita per impadronirsi
di qualcosa che sente ed è un di più. .
Si
dice l’Italia terra di tutte le invasioni, e di una storia interminabile di
invasioni, dall’impero romano fino al 1945, per la divisione e la debolezza
degli italiani. E certamente è vero che gli italiani non pensarono mai di
invadere l’Austria, il Ticino o la Savoia.
Quando ci provarono, con le repubbliche marinare, anche questa puntarono
a Sud, in Dalmazia, in Grecia, a Creta, a Cipro, sul Bosforo. Un affare, in questo
caso, di colonialismo, poiché l’Italia vi portava un di più, di ricchezza
(integrazione in un mercato ricco) e di cultura.
Islam – Il generale Haftar, che in
Libia cerca di opporsi alla jihad, all’islam violento al governo in molte zone, si chiede: ma come mai gli
Stati Uniti, l’Occidente, ci impongono i Fratelli mussulmani? Ce li impongono anche
a noi, arabi, islamici. La risposta è palese: perché gli Usa hanno abbandonato
il bonapartismo e puntano, da un ventennio a questa parte, sul partito di massa
confessionale. Un po’ come avevano fatto nel dopoguerra, e gli era riuscito
bene, in Italia, col partito confessionale democristiano. Con esiti assurdi, perché
le due confessioni non sono in nessun modo analoghe. Soprattutto si
differenziano per il centro religioso ispiratore, che in Italia era unico: gli
islamici non hanno nulla di analogo, un centro unico e una gerarchia bene o
male unica. Anzi, tendenzialmente si dividono, sul principio del settarismo. È l’esito
di una malintesa dottrina clintoniana dei diritti civili. O, sempre a partire
da Clinton, di un asse politico-economico tra Usa e potentati della penisola
arabica basato sul caro-petrolio e l’islamizzazione dei governi. Che doveva
essere moderata, ma nell’islam non è detto.
Clinton
ha rivoluzionato il rapporto degli Usa col Medio Oriente, che si era basato
dall’inizio, dal 1956, per oltre un trentennio, sul bonapartismo, la gestione
militare della cosa civile, in una specie di socialismo di Stato. Così si era
ribattezzato il nasserismo, grazie al quale gli Usa si erano impiantati nel Mediterraneo
con la guerra di Suez nel 1956, a protezione dell’Egitto del colonnello Nasser
contro la Gran Bretagna e la Francia. Col patrocinio del modello bonapartista
nasseriano si erano poi rapidamente imposti in tutto il Medio Oriente e il Nord
Africa, a spese della Gran Bretagna sempre e della Francia, delle loro zone di
influenza ex coloniali: in Irak (Gran Bretagna), in Siria (Francia), in Tunisia
e Algeria (Francia) e infine in Libia (Gran Bretagna). In Irak e in Siria al coperto
di un partito socialisteggiante, Baas, di cui i militari si prendevano la leadership.
Se non è
massoneria – se la scelta Usa non è di grandi Logge. Il dubbio viene in Turchia,
un altro paese dove il modello bonapartista – autoctono questo, impiantato da Kemal Ataturk trent’anni prima di Nasser – è stato all’improvviso abbandonato a favore
dell’islam moderato. Che però subito è evoluto anch’esso in senso radicale,
senza nessuna opposizione da parte della vecchia classe dirigente laica,
militare e civile. Compreso il suo leader Erdogan, un moderato politico sicuro
non credente che è finito a patrocinare l’islam conservatore, fino a ergersi a protettore
dei Fratelli Mussulmani nel mondo arabo. Lo stesso che il papa argentino si è
precipitato a visitare, dopo aver omaggiato Scalfari e Odifreddi.
È
la terza forza della globalizzazione. Ma arcigna e vendicativa, invece che
conquistatrice. La sfida è anche non credibile: tra la superiorità tecnica
dell’Occidente, e quella commerciale, manifatturiera, e ora pure finanziaria,
dell’Asia, l’unico punto di appoggio dell’Islam resta la religione. Per di più
intesa in senso sovversivo, quale nemica del mondo. Con effetto inevitabilmente
boomerang sul mondo islamico e la
religione stessa.
Per
un malinteso senso democratico e delle pari opportunità, il radicalismo si consente
che sia di massa in Francia e in Gran Bretagna. E sul presupposto che non sia
terrorista ma una manifestazone d’opinione. Forse non è terrorista perché è militare,
se i volontari dell’Isis sono tra 1.500 e 4 mila in Francia e “qualche migliaio”
in Gran Bretagna. Ma senza nessun rispetto delle regole d’ingaggio, anzi con tecniche
e condotte banditesche.
Le
risposte democratiche sono inadeguate, sia di polizia che politiche e sociali.
Si vede in Turchia, il rovesciamento intervenuto in pochi anni, di un paese
laico nell’oltranzismo. Con straordinario parallelismo con l’Iran dello scià.
Quando la borghesia, essenzialmente mercantile, passò col fondamentalismo
khomeinista. E i militari, anche in Turchia come già in Iran, da colonna del
kemalismo sono passati al wait-and-see,
in posizione agnostica, in attesa degli eventi. Anche a Istanbul come a Teheran
la borghesia delle professioni, che è urbana e laica, si sente traballare, non più protetta dal potere, sul flusso sotterraneo del confessionalismo.
Italia - Gentile o Pareto, o Gramsci, l’Italia
è “Machiavelli dopo Marx”, direbbe Noventa, liberale e socialista pentito.
Marx
-
Fra le
cose che Lucio Colletti ha capito al momento dell’abiura, uscendo dall’ermeneutica
dei funzionari del Pci, è che “Il Capitale” aveva un sottotitolo, “Critica
dell’economia politica”. Lo ha sempre avuto, ma Lenin aveva detto che bisognava
leggere “Critica dell’economia politica borghese”. Non aveva torto, Marx
critica l’economia politica come scienza in sé borghese, cioè contabilistica.
Molto rivoluzionario, ma è von Hayek, meno palloso. Il feticismo delle merci,
l’alienazione nella vita e nel lavoro, questo lo eccitava, la condizione umana,
è tutta qui la teoria del valore. Il plusvalore è la “realtà capovolta”
rispetto agli elementi originari della produzione, la terra, il capitale, il
lavoro, ma è realtà non disprezzabile, se non invenzione miracolosa. Quanto al
popolo, non è a Marx, è all’intellettuale che piace, creatura del romanticismo
fumoso, che pensa di farsene guida – la volontà del popolo. Gramsci lo sapeva:
“In Italia il marxismo è stato studiato più dagli intellettuali borghesi, per
snaturarlo e rivolgerlo ad uso della politica borghese, che dai rivoluzionari”.
Marx sarà stato grande in questo, che ne rideva,
già in anticipo – su Lenin, e Colletti con Togliatti. Ma, Croce ha ragione,
“Marx non tanto capovolge la filosofia hegeliana quanto la filosofia in genere,
ogni sorta di filosofia, e il filosofare soppianta con l’attività pratica”.
Che, se si sta in pantofole, non è attiva né pratica. Patrizi e plebei si
diceva a Roma dei primogeniti e i cadetti della stessa famiglia, i privilegiati
e i non, ma tutti erano aristocratici, ne avevano lo spirito. Marx ne è parte,
patrizio o plebeo che si voglia, non è invidioso, non cattivo: non è schiavo ma
libero. La sua democrazia fa grande, universale, ciò che a Roma era
circoscritto. Ma il resto della storia non è onorevole.
Natura – Supplisce l’arte, in questo
revival? Che è più mentale che fisico o fattuale. L’arte, che si è voluto
cancellare, è stata a lungo l’alternativa alla natura. La città si chiudeva
alla natura, per clemente che fosse. Volendo respirare vita umana e civile,
dell’intelligenza che supera la natura, e solo per svago la ricostituisce, in
ville e parchi, in ordine. Il ritorno alla natura, che si vuole artistico, si
ferma ai campi da golf e alla vigna in filare, meglio se piccola, altrimenti è faticosa
e\o costosa. Alla natura pettinata, al giardinaggio, agli innesti e incroci, e
agli ogm. L’Expo 2015 sulla natura mette a frutto il lato business che è cospicuo. Le energia naturali vogliono molti manufatti,
e tutti poco ecologici, brutti, fastidiosi e anche pericolosi, nonché corrotti
(drenano enormi risorse pubbliche a fondo perduto): dighe, pale eoliche, pannelli
solari mangiaterra. Mentre a Parigi si fanno sfilare greggi di pecore, per
protesta contro i lupi.
Occidente – Fatica a perdere
il suo posto nella globalizzazione, a restringersi. I suoi araldi, filosofi,
letterati, psicoanalisti, pedagoghi, continuano a confonderlo con l’umanità,
mentre ne è visibilmente ora una parte, non grande, e comunque residuale. È il
segno più evidente della depressione, pensare che tutto il mondo è depresso, e
noi stiamo meglio perché lo sappiamo.
astolfo@antiit.eu