mercoledì 28 gennaio 2015

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (233)

Giuseppe Leuzzi

Il Sud ha insegnato l’insalata e le altre crudità a Milano. Alla Svizzera. A Londra e fino alla Scozia. E agli Stati Uniti d’America. Georges Simenon ha un ispirato capitolo conclusivo alle sue scorribande per gli Usa dopo il 1946 (“L’Amérique en auto”), intitolato “L’odore dell’America”, che è un inno all’Italia, e al Sud. Gli italiani hanno insegnato agli americani il crudo e anche il cotto: “praticamente”, dice, hanno insegnato agli americani a mangiare. Venendo anche dal Piemonte e dalla Toscana, ma soprattutto da Napoli, da Palermo e dalle Puglie. “Hanno introdotto in Florida e in California l’arancio e il carciofo, piantato, lungo tutta la costa del Pacifico, vigne con cui fare il vino” – due industrie che in pochi decenni (Simenon scriveva nel 1951) avrebbero reso rinomata l’America anche n cucina.

L’Europa dichiara guerra a Putin, il Sud la paga. Arance, mandarini, limoni e kiwi, tutto l’arsenale delle vitamine C, è rimasto questo inverno in gran parte attaccato agli alberi.

La mafia a Milano
A Palermo i giudici del processo Stato-mafia hanno disertato l’inaugurazione dell’anno giudiziario.
La mafia si è trasferita altrove?
È quello che sostiene il presidente della Corte d’Appello di Milano, il più alto magistrato in città, Giovanni Canzio: “La mafia si è preso il Nord, distruttiva come la metastasi di un cancro”, e la metastasi è soprattutto diffusa a Milano e dintorni. La cosa è difficile da concepire, forse il presidente non conosce Milano.
Di Milano non c’è da meravigliarsi, è sempre al città degli untori. Ma Canzio non è il solo. Da Reggio Calabria il Procuratore Capo Cafiero de Raho assicura che la ‘ndrangheta ha il monopolio della cocaina, e che Gioia Tauro è il suo porto, il porto della ‘ndrangheta. Cafiero de Raho, napoletano, forse non conosce il porto e Gioia Tauro. Ma, dopo che la cocaina è uscita dal “suo” porto, come fa la ‘ndrangheta a mandarla in tutta Europa, per corriere?
E la ‘ndrangheta cos’è, un corpo solido? O non tanti piccoli, visibili e individuabili, delinquenti, coalizzati in gruppi o famiglie, in concorrenza tra di loro? I giudici devono averne un’idea di riflesso: ai delinquenti pensano come a un corpo costituito ferreo, una specie di Csm – quando c’era il comunismo si diceva un’impresa (con più verità: la concorrenza nelle mafie è spietata).

Calabria
“Forse non c’è fortuna in una penisola”, è uno dei finali alternativi che Hemingway scrisse e poi cassò per “Addio alle armi”, il romanzo (americano) della Grande Guerra italiana. Il mare non difende ma isola. Peggio nella penisola della penisola. “Vedi Napoli e poi muori è una buona idea”, dice il paragrafo cassato: “Forse non c’è fortuna in una penisola”. Dove si è soli, e senza riparo, esposti.
Il finale alternativo, uno di 47 censiti, proprio questo dice, dopo che “tutti” sono morti nel romanzo in vario modo, gli amici e l’innamorata: “Forse non sei mai stato solo. Forse non sai cosa significa essere solo… Vedi Napoli”, etc.

Scompare dal governo Maria Carmela Lanzetta, che nessuno sapeva fosse ministro – era agli Affari Regionali. Ma scompare in modo ancora più strano: si dimette per fare l’assessore regionale in Calabria, e poi rinuncia. Rinuncia perché tra gli altri assessori ce n’è uno indagato per voto di scambio: i carabinieri trovarono i suoi volantini elettorali in casa di un mafioso.

“Paura di altri attentati?”, chiede Goffredo Buccini all’ex ministro Lanzetta, che da sindaco di Monasterace ebbe la macchina incendiata. “”No”, è la risposta: “Ma in Calabria, sa?, c’è qualcosa di peggio: la fatica di vivere ogni giorno”.

Il nome i greci diedero alla regione come della bella abbondanza. Una regione di sperperatori? O di pentiti, se se ne spogliano con determinazione. Ma senza essere francescani. Per stupidità allora, per quale ragione?

Il consiglio regionale Calabria, eletto a fine novembre, si è preso alcune settimane di ferie prima di riunirsi a metà gennaio. I vecchi consiglieri rieletti non lavoravano da un anno circa, da quando il consiglio era stato nei fatti commissariato. E i nuovi sono già stanchi?

Malgrado abbia una solida maggioranza, il vecchio comunista democrat Oliverio, presidente della Regione, non riesce a varare una giunta. L’ha limitata a quattro o cinque assessorati, e niente. Poi dice che il calabrese è testardo

I “Pre-Italici” della collana Scheiwiller ne fanno una sorta di caput Italiae. La quale deve il nome a Italo, re degli Itali, “uomini delle montagne”, gli Enotri che abitavano la Calabria. Italo che era nipote di Minosse, re di Creta, etc. Ma è la regione che ha meno il culto della storia. Cioè meno storia.

“Il viaggio a Crotone: scoprire la Calabria dall’antichità ai giorni nostri”, è tema di un colloquio di studi a Ginevra l’anno scorso. E di un progetto di ricerca dell’archeologo classico svizzero Lorenz Baumer.

È vero che Minosse era un pastore. Anche Zaleuco di Locri. Ma non è una diminuzione: Minosse fu grande legislatore, Zaleuco pure, pastori erano i capivillaggio, pastori non di fede ma di animali domestici. È quindi un peccato, i calabresi non sono nemmeno pastori?
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Francesco Caruso diventa professore all’università di Catanzaro senza nessun titolo scientifico. Forse perché era deputato di Rifondazione. Sicuramente perché è un personaggio, e darà lustro, si pensa, all’università di Catanzaro. Dopo i due anni alla Camera – nel 2008 naufragò con Rifondazione – aveva trovato impiego al Parco Nazionale del Gran Sasso.

Il personaggio in Calabria deve essere anche non calabrese: radicale è il rifiuto di se stessi. Caruso dev’essere stato scelto anche perché è napoletano.
  
Il mafioso come un ladro, terrorista
Il delitto perfetto vuole l’occultamento del cadavere: se non c’è il morto non c’è l’assassino. La mafia invece vuole i suoi morti esposti, che si sappia, e per questo si fa anche terribilista. Il suo “delitto perfetto” è incutere il terrore.
Non a fini politici, è naturale, non gliene frega nulla ai Riina di cosa pensa la gente e di come convincerla meglio. Purché li tema. Con venature: da chi impone le stragi (Riina) a chi non uccide (‘ndrangheta – gli ammazzamenti sono vendette intestine).
Perché la gente debba temere i mafiosi, anche questa domanda ha una risposta semplice: l’arricchimento. Il mafioso è un ladro assassino. Non è un ladro tanto per sopravvivere, o per cleptomania. È un accumulatore, e il patrimonio accumula allargando le sue trincee di violenza. Nella guerra tradizionale cecchini e mitraglieri si proteggevano con sacchi di sabbia, cavalli di frisia, trincee e muri di mattoni. Il mafioso è un cecchino mobile, e si allarga col fuoco di sbarramento. Per sbarramento l’arte militare intende le cannonate, ma qualsiasi arma, anche solo una tanica di benzina, è un cannone per il mafioso, poiché affronta gente inerme e indifesa.
La lotta alla mafia per questo è stata sterile. Perché pensa di poter proteggere la vita senza proteggere la proprietà. – il lavoro onesto, il guadagno. Mentre avviene al contrario, che la mafia usa la violenza alla persona, senza limiti in realtà, per il possesso, per allargare il suo possesso.
Un mafioso è un ladro terrorista. Un capomafia naturalmente, gli altri sono sicari.

leuzzi@antiit.eu 

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