domenica 25 gennaio 2015

Cannibali dell'anima a New York

La scena iniziale è in un bagno microscopico di un ristorate cinese, puzzolente, da cui non si può uscire perché la maniglia è rotta. È una scena d’innamoramento, la meno tesa della lunga storia. Ma la claustrofobia è già impiantata nello spettatore, non c’è bisogno di essere antivegani per soffrire – la dieta vegana è la materia del film: i cuori del titolo sono affamati dei cuori altrui, cannibali, benché in cerca di purezza. Costanzo, operatore di professione, martella inquadrature strette e strettissime, primi e primissimi piani, usa anche il fisheye deformante, e non c’è scampo. In una New York desolata, di periferia senza carattere. Un film potente, come si suole dire, ma per amatori: aggressivo.
L’epilogo non c’è, e allora interviene il deus ex machina della tragedia antica. Di sesso femminile, ma sempre risolutore, senza riguardi per le verosimiglianza - è pure vero che negli Usa si spara a palle piene per niente: l’edizione originale è americana, benché il film sia della Rai.
Saverio Costanzo, Hungry Hearts

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