Il
terrorismo a Parigi è di un tipo particolare. È certamente politico, ed è un
rifiuto. È stato addestrato, finanziato e armato da ambienti e gruppi esterni,
ma si è espresso come una forma di rifiuto.
Un
rifiuto ingeneroso, probabilmente. Da parte di giovani che avevano ricevuto molto
dalla Francia, di più probabilmente e di qualità migliore che dai paesi o le
famiglie di origine: accoglienza, assistenza, formazione, mantenimento,
integrazione sociale. E lo rifiutano, anzi lo rinfacciano alla Francia.
L’integrazione
non da ora non è più un bene culturale. Del rifiuto dell’integrazione Sartre
fece nell’“Orfeo nero”, 1956, la leva per il riscatto dei popoli allora
colonizzati e discriminati razzisticamente. Non sbagliava, e l’integrazione è divenuta
un bene contestato. Il multiculturalismo non ne tiene conto, e questo è un male:
non gli si può fare colpa delle stragi di Parigi, ma di fatto sì.
La
condiscendenza provoca il rigetto. È un’altra forma di superiorità preconcetta,
non al modo del colonialismo, ma con gli stessi effetti. Il fatto è indimostrato,
ma le esperienze personali, benché minime, nelle vecchie ex colonie italiane
come nei consigli scolastici, nei mercatini rionali e sulle spiagge, e nelle
conversazioni da bar, nonché viaggiando e lavorando nei paesi islamici in Africa
e nel medio Oriente: il mussulmano rispetta chi si rispetta. Vuole la legge, sospetta
la pacca sulla spalla.
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