Cina - È stata
preparata all’ipercapitalismo, che esercita al meglio, dal comunismo. Che ha
scardinato in breve, in quarant’anni, sia la tradizione vetusta, nella quale
affondavano le masse nelle campagne, sia la modernizzazione indolente (passiva,
succube, viziosa, drogata) nella quale affondavano le città. Il maoismo ha
mobilitato i cinesi, restituendoli al fondo al loro incessante inesausto
attivismo o individualismo, nel mentre
che li strappava all’accettazione servile - rassegnata perché quasi
obbligatoriamente povera - della modernità.
È forse la nazione più in linea
col suo substrato psicologico, se esistono le psicologie nazionali. Come un’immensa
Napoli – che anch’essa s’immagina refrattaria alle frantumazioni dell’io – che
un despota avesse liberato dei vecchi stracci e dei tanti banditi di strada, e
dell’indolenza con cui ritiene di farsi perdonare dalla modernità. I vizi e le
debolezze superando d’impeto grazie all’arricchimento, alla produzione, all’applicazione
inventiva.
Civile – Si dice della
guerra quando è incivile.
Si dice anche della società
quando è eletta - gerarchica. All’origine della nozione, l’ “Enciclopedia”
la sanciva coma la società non religiosa, fuori da “fanatismo e superstizione”.
Germania
–
È il paese col quale l’Italia ha avuto in passato meno pendenze. È anzi il
paese insieme col quale l’Italia ha sempre prosperato.
Pupilla degli occhi degli
imperatori del Sacro romano impero, da Carlo Magno agli Ottoni e a Federico
Barbarossa. Ha avuto con l’Italia due guerre ultimamente di cui una penosa, ma
le colpe sono condivise. Il Barbarossa venne cinque volte in Italia, ma per le
insistenze italiane, di Como soprattutto, Lodi, Pavia, Mantova, Ferrara, in
odio a Milano, della stessa Milano a un certo punto, e delle repubbliche
marinare Pisa e Genova, nonché del papa Anastasio IV. E solo da ultimo con un
vero esercito, forse per dare lustro alla Lega Lombarda a Legnano – e
confermare l’assioma che nessun generale tedesco ha mai vinto o può vincere una
guerra (se l’ha vinta è per colpa degli sconfitti).
La Germania non ha mai invaso
l’Italia, a differenza di Spagna e Francia. Mai un Sacco di Roma come quello
del cattolicissimo Carlo V. La memoria è sempre per ogni aspetto positiva degli
Hohenstaufen al Sud, il compianto
unanime che con loro sarebbe stata un’altra Italia.
Islam – Non ha liberato
il mondo di riferimento, non l’ha energizzato. Non l’ha reso omogeneo per
valori, cultura, mentalità, al contrario del cristianesimo, che è uno anche
giuridicamente e socialmente, attraverso riti e culti stringenti fin nelle
foreste dell’Amazzonia. L’islam è più mondi e anzi quasi isole, dalla Nigeria
all’Afghanistan e all’Indonesia. Nulla di più diverso, come mentalità, cultura,
tradizione, società, che l’Iran e l’Afghanistan, che pure hanno in comune una
frontiera mobile di quasi mille Km., e sono da sempre ugualmente islamizzati. O
tra l’Iran e i vicini arabi. Mondi agli antipodi benché confinanti,
le donne totalmente ma anche gli uomini, anarcoidi gli uni, vecchi pastori, urbani
gli altri, la tribù contro la nazione, il deserto contro la città, e nello
stesso sentimento religioso e la relativa ritualità.
Aveva impoverito – che è quasi
impossibile - l’Afghanistan, in pochi anni prima della guerra Usa. Non ha
migliorato l’Iran. Ha bloccato e deviato lo sviluppo di metà abbondante del
mondo arabo. Negli ultimi quarant’anni tutte le basi per lo sviluppo che erano
state approntate dall’Afghanistan fino alla Tunisia - istruzione, formazione,
comunicazioni, commerci, qualità della produzione, diritto civile - sono state
distrutte o sterilizzate. Ora prova a distruggerle in Nigeria, anche se è islamico
un terzo soltanto della popolazione. In Algeria il cammino è stato interrotto dall’islam
per un lungo periodo con gravi danni. A danno più spesso della popolazione
islamica, per esempio in Libano e in Siria.
Non contesta, e in qualche
modo garantisce, la feudalità – gli “Stati patrimoniali” direbbe Max Weber:
nella penisola arabica e nei sultanati oceanici. Accontentandosi della
subordinazione della donna, chiude gli occhi su altre gravi trasgressioni alla
legge coranica. Mentre ha distrutto e distrugge i regimi democratici, sia pure
fascisti.
La legge islamica è sempre
stata in vigore in Afghanistan. Che è il paese forse più povero della terra.
Le guerre cristiane, anche folli
come le ultime due, parlano lo stesso linguaggio e si ritengono guerre
“civili”, intestine. Sono invece irriducibili, da sempre, i rapporti tra l’Iran
e i vicini. Tra il Bangladesh ultimamente
e il Pakistan. O tra il Pakistan e l’Afghanistan, che si dividono l’etnia più forte, i pashtun, che è la sola – con i
curdi – senza un proprio Stato. Nonché all’interno dell’Afghanistan, della Libia, dell’Irak,
perfino della Siria, fra le tribù.
Lega
Lombarda
– La si vorrebbe agli inizi della storia d’Italia, ma fu una Lega a nessun
effetto. Di potentati locali occasionalmente alleati invece che nemici, quali erano
di solito.
Marx - Era
e rimase un borghese,
il diavolo ne avrà preso possesso, anche quando dalla rivoluzione passò al
materialismo e al proletariato. Fu
protagonista del Quarantotto, col suo giornale, la “Neue Rheinische Zeitung”,
sostenendo la guerra tedesca contro la Russia, la Danimarca, e i polacchi
austriaci. Compagno
e mallevadore - già autore a ragione celebrato del “Lohengrin” - quel Wagner
che proclamava “il tedesco è conservatore”, e “solo l’assolutismo è”, grazie a Dio,
“tedesco”: nasce indefettibilmente romantico, il suo borghese sta tra il
romantico e il filisteo, che è il
borghese non romantico.
Poi fu un emigrato. Arrivò al socialismo critico
non dai bisogni del proletariato, che non conosceva, ma da se stesso, giovane,
tedesco, intellettuale del Marzo ’48, eretico per esigenze di ruolo, il
condottiero che, aperto un varco, ci erige sopra il suo castello, da hegeliano,
e da hegeliano rovesciato il castello lo fa al quadrato. Che non è apostasia,
non c’era il marxismo all’epoca, ma un modo d’essere, non antipatico. Marx
sarebbe stato in guerra coi suoi esegeti, li avrebbe spernacchiati, usava così:
lui non ha colpa di questo chiacchiericcio che cela le cose, parlava e scriveva
diretto. È Cristo, anche se non lo sa, è evangelico – se era ebreo, s’è
convertito: per il dovere del paradiso in terra, della giustizia. Un Cristo
laico, per la fregnaccia del Diamat. La classe resta vaga, su cui ha scritto
migliaia di pagine - ma non sarà una goliardata?
Il
vecchio “Che dice Marx?” o “Il vero Marx” era cosa sovietica. Dei Soviet in
quanto eredi di Lenin. Solo Lenin aveva letto Marx, alcune
brossure di Marx, e lo ha applicato: Marx voleva un partito di tiratori scelti.
Intellettuali, ma abili a infilarsi tra le pieghe della storia, a mimetizzarsi
e scardinarla, imprendibili ninja. Per fare ciò che invece non c’è
scritto in Marx, solo Colletti e Althusser a un certo punto l’hanno saputo: la
dittatura del proletariato.
astolfo@antiit.eu
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