Fa
notizia Angel Merkel che celebra l’Olocausto, ricordando la colpa della
Germania. È una novità in effetti, dopo settant’anni. La cancelliera si era già
distinta - come si racconta in “Gentile Germania”, che tratta a lungo il tema
della Colpa - per avere visitato per prima tre anni fa un lager. Ma era quello
di Dachau, dove erano internati soprattutto prigionieri politici tedeschi, e ora
è un bel parco fiorito. La Colpa è lenta da digerire.
Merkel
fa eccezione perché fino ai 34 anni ha vissuto nella Repubblica Democratica, a
Berlino Est, e quindi con gli slogan contro il nazismo, seppure senza una buona
ricostruzione storica. Ma un terzo della popolazione non sa nemmeno di che si
tratta. Degli altri due terzi i più non vogliono pensarci. E ci sono ancora,
seppure in età avanzata, molti tedeschi che non sapevano, non vedevano, non sentivano.
La
disattenzione deriva non dall’antisemitismo ma dalla vergogna di avere perso la
guerra. La festa nazionale è il 3 ottobre, giorno della riunificazione. Ma
prima e dopo la riunificazione – la fine dell’occupazione e della guerra – non c’è
stata una festa della Resistenza, non all’Ovest ma nemmeno all’Est, o un giorno
della Liberazione.
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