Dopo
l’attacco al debito italiano l’attacco al sistema bancario? Sì, è l’evidenza. Per
la tempistica: i “giorni della merla” della politica e del governo, impegnati nell’elezione presidenziale. Per le dimensioni e il coordinamento dell’attacco
a Mps.
L’obiettivo
minimo è fare del Monte dei Paschi una preda facile, di nessun prezzo. Dopo
aver terremotato le banche italiane, in Borsa, nel patrimonio, nella fiducia
dei risparmiatori e investitori, per i tanti vincoli che hanno con Mps. Non è lo
stesso che l’attacco al debito, che poi si scoprì innescato da Deutsche Bank, le
poste da movimentare sono minori, ma dimezzare il titolo in tre giorni non ha
altro senso: far fallire una banca italiana, la terza più grande banca.
Fallire
propriamente no, non si può, ma terremotare Mps e il sistema bancario si: 1)
L’attacco al Monte dei Paschi c’è, concentrato, organizzato: in tre giorni è stato vanificato l’aumento di capitale per il quale era stato organizzato il collocamento, che ora dovrà essere raddoppiato. 2) Passa da Londra ma viene dall’eurozona,
non da mani americane, cinesi o arabe. 3) È stato propiziato da Francoforte, dall’allegra
gestione della vigilanza bancaria europea al suo debutto, parziale e pettegola.
L’attacco
al debito fu avviato e alimentato a febbraio 2011 da Deutsche Bank, si scoprì a
cose fatte. L’attacco alle banche si sa già che è stato innescato da Francoforte,
dalla vigilanza Bce. I criteri di analisi della vigilanza bancaria devono
essere uniformi, e la discrezione assoluta. A Francoforte è al contrario, tutto
si fa sapere, molto più del necessario e anche del giusto – a partire dagli stress test, gestiti come un mercato
delle vacche, o una sorta di asta olandese, al ribasso. Non è per caso che l’offensiva
è partita dopo che la banca italiana ha spiegato i suoi progetti a Francoforte,
alla vigilanza Bce, che ha fatto sapere di non esserne convinta.
Nessun commento:
Posta un commento