Un tributo – la rivista dichiara il
2015 anno d Pasolini, nel quarantennale della morte (ma era prima delle stragi
a Parigi) – e una serie di solidi contributi. Su Pasolini pittore, e autore di
teatro oltre che di cinema, sul culto-rifiuto del corpo nella cinematografia,
sul mitologista, e sui punti do contatto con la Francia. Con la poesia
provenzale nel filone friulano giovanile, le polemiche con i “Cahiers du
cinéma”, con Barthes e con Foucault, il rapporto con Sartre, di rispetto
inizialmente (“Alì dagli occhi azzurri”) e poi d’irrispetto (l’intellettuale
fanfarone del progetto “Porno-teo-kolossal”) – Julie Paquette si meraviglia che
sul Terzo Mondo Pasolini si rifaccia a Sartre, oltre che a Fanon, ma Sartre
aveva anticipato e indirizzato le indipendenze nel 1955, col saggio antirazzista
“Orfeo nero”.
Una dozzina d’interventi, di
studiosi per lo più francesi, tutti in qualche modo specialisti di Pasolini. Un
tributo appassionato, con tre interventi di René de Ceccaty. Che sono essi
stessi, con alcuni dei saggi, una prima messa in forma dell’artista, oltre
l’emotività. Classicamente classificato da Hervé Aubron, che ha curato lo
speciale: “Un onest’uomo del Quattrocento o del Rinascimento, un Europeo anche –
se credete ancora a questo termine. Una individualità o quanto atipica ma irradiante
al di là della sua semplice singolarità, al di là di una sola disciplina o di
un solo territorio, ed è ben in questo che fu un Europeo degno del nome. Così
forte che poteva essere pessimista, se non nichilista, e votarsi con tutto se
stesso a ciò che faceva, senza dimenticare il mondo che gli girava attorno.
Pasolini era anche un antropologo”, che promuoveva, nel mentre che ricercava, “una
certa idea della specie umana. Ed era un ecologo”. La “devitalizzazione dell’Italia”
esemplò nel fatale 1975 con la scomparsa delle lucciole.Génies de Pasolini, “La Magazine Littéraire” gennaio 2014 pp-54-98, ill.
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