martedì 20 gennaio 2015

Le cannoniere aprono l’Europa

La Cina “autoaffermativa” di Ki Jinping verrà a fare le manovre navali nel Mediterraneo. Insieme con Putin. Nel quadro del “nuovo modello di relazioni tra grandi potenze” che Xi ha dato come programma alla Cina.
Simbolicamente, è il rovescio delle “aperture” che l’Europa impone due secoli fa all’Oriente, presentandosi nei suoi porti con le flotte armate. Ma, contemporaneamente, la Gran Bretagna riapre la base navale nel Golfo Persico che aveva chiuso nel 1968, con la fine dell’impero. La aprirà a Bahrein, che è già la base della V flotta della Marina Usa, stazionata tra il Golfo e l’Oceano Indiano. A Bahrein, o più in alto, davanti a Bassora, vuole aprire un base il presidente francese Hollande, sull’onda dell’emozione per gli attacchi terroristici a Parigi, dotandola della portaerei atomica. E dunque si torna alla politica bruta di potenza, alle cannoniere? È il tramonto del multilateralismo kissingeriano che sottende la globalizzazione?
No, le marine si muovono in un quadro globalizzato. Sulla base cioè di intese di fondo anti-disastro.
La Cina esclude esplicitamente ogni intenzione di antagonizzare la Nato, forte della convinzione che una sfida cementerebbe l’Alleanza e la rafforzerebbe. Né ha ambizioni intercontinentali, non ha nemmeno il bombardiere strategico, l’equivalente del B.52. Vuole “avvicinare” l’Europa: è il progetto di riapertura della Via della Seta, terrestre attraverso il Kazakistan e la Russia, e marittima. L’intesa con Putin rientra nell’“apertura” dell’Europa.
La Cina non è nemica ma concorrente a tutto campo.

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