Leggendo
la stampa americana, inglese, tedesca, francese, anche la spagnola, si sa la
verità. Perché l’Europa è in crisi, perché non sa uscire dalla crisi, cosa ha
fatto e cosa non ha fatto l’Italia (record di flessibilità del lavoro record di pensionamenti ritardati), e di chi
è la colpa. Non manca l’informazione all’italiana anche tra gli stessi giornali
ed economisti conservatori, ma è solo in Italia che la crisi è a italiana o,
più assurdo ancora, greca.
Non
per incapacità o ignoranza naturalmente: tutti i giornalisti economici sono
laureati – tutti i giornalisti sono oggi laureati, oggi che l’informazione è
così decaduta. E probabilmente tutti sanno cosa è successo e ancora succede. Ma
non lo dicono. Dicono quello che i loro informatori vogliono che si dica:
accrescere l’incertezza, prolungare la crisi. I loro informatori sono affaristi
(finanziarie e fondi speculativi di varia natura), banchieri d’affari,
banchieri.
La
crisi continua è il luogo dei più facili affari per gli affaristi, comprese le
banche d’affari. E anche per molte banche generaliste, per esempio la Deutsche Bank:
la più grande banca tedesca è uscita da una voragine, per enormi operazioni speculative
fallite, vendendosi tutti i titoli italiani in portafoglio al’inizio del 2011,
e ricomprandoseli a termine dopo aver comunicato la notizia riservata al “Financial
Times”. Scommettendo cioè sulla svalutazione del Bot, e garantendosi le spalle
questa volta con l’appoggio – e forse con l’intesa - della Bundesbank, cui col
botto-antibot ha fatto da apripista.
Nessun commento:
Posta un commento