domenica 25 gennaio 2015

L’informazione deviata

Leggendo la stampa americana, inglese, tedesca, francese, anche la spagnola, si sa la verità. Perché l’Europa è in crisi, perché non sa uscire dalla crisi, cosa ha fatto e cosa non ha fatto l’Italia (record di flessibilità del lavoro  record di pensionamenti ritardati), e di chi è la colpa. Non manca l’informazione all’italiana anche tra gli stessi giornali ed economisti conservatori, ma è solo in Italia che la crisi è a italiana o, più assurdo ancora, greca.
Non per incapacità o ignoranza naturalmente: tutti i giornalisti economici sono laureati – tutti i giornalisti sono oggi laureati, oggi che l’informazione è così decaduta. E probabilmente tutti sanno cosa è successo e ancora succede. Ma non lo dicono. Dicono quello che i loro informatori vogliono che si dica: accrescere l’incertezza, prolungare la crisi. I loro informatori sono affaristi (finanziarie e fondi speculativi di varia natura), banchieri d’affari, banchieri.
La crisi continua è il luogo dei più facili affari per gli affaristi, comprese le banche d’affari. E anche per molte banche generaliste, per esempio la Deutsche Bank: la più grande banca tedesca è uscita da una voragine, per enormi operazioni speculative fallite, vendendosi tutti i titoli italiani in portafoglio al’inizio del 2011, e ricomprandoseli a termine dopo aver comunicato la notizia riservata al “Financial Times”. Scommettendo cioè sulla svalutazione del Bot, e garantendosi le spalle questa volta con l’appoggio – e forse con l’intesa - della Bundesbank, cui col botto-antibot ha fatto da apripista. 

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