“Che
significa il voto tedesco per i nostri soldi” è la prima pagina-pugno nell’occhio,
coi soliti caratteri neri enormi, della “Bild Zeitung”, il giornale del popolo
(Volk) tedesco. La “Bild” non rappresenta in realtà la Germania, che ha ben
altra intelligenza, ma esprime il modo di pensare, oltre che della piccola
borghesia, di molti intellettuali: economisti, banchieri, politici.
Questa
miopia è stata finora mediata da Angela Merkel, sia nel governo di centrodestra
con i liberali, e con meno difficoltà ora che governa in coalizione con i socialdemocratici.
Ma è un riflesso condizionato costante dacché la Germania non ha più i russi a
Berlino. Affine all’isolazionismo americano, che è stato forte fino a mezzo secolo
fa, prima di Kennedy, senza riguardi per la convenienza economica – affine è
anche la natura dei due paesi: la Germania non è un semicontinente come gli Usa
ma è pur sempre un paese continentale, anche senza contare l’ “area germanica”.
Prima
del voto geco un consenso si era formato sulla necessità per la Ue di uscire
dal ristagno e dalla deflazione. Ora è da vedere se il voto greco non rilancia
nell’“area germanica” il fronte opposto, del “salviamoci e fottetevi”.
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