Nel 1914 il dubbio era di parte. “Sapere
e Dovere dovranno dunque essere sospetti?...Le grandi virtù dei popoli tedeschi hanno generato più mali di quanti vizi abbia mai creato la pigrizia Abbiamo
visto, visto coi nostri propri occhi, il lavoro coscienzioso, l’intenzione più solida, la
disciplina e l’applicazione più serie adattate a spaventosi disegni”. L’Europa nel 1914? Un “forno portato all’incandescenza”.
Sono note datate ma vive, l’intelligenza
di Valéry ha questo tratto fatato che non invecchia. Senza essere invasiva: si
scorrono queste riflessioni del poeta saggista come di compagno di strada,
suggerimenti in simpatia. “Il sapere, che era un valore di consumo, diviene un
valore di scambio, una derrata”. L’uomo
europeo “non è definito dalla razza, né dalla lingua né dai costumi…. Ma dal
desiderio e dall’ampiezza della volontà”. “Avevo vent’anni, e credevo alla
potenza del pensiero”. “La materia è viva, c’è una febbre eterna nei corpi”. La
Letteratura è un fatto di Corte. Dalla Città ci arrivano commedie, dalla
Campagna favole. “Una consonanza, talvolta, fa un mito”. Sul mito la raccolta di
Agosti è una miniera.
Una lunga passeggiata, rinfrescante
e corroborante, nei luoghi più vaghi dello spirito, volendo farsi compagnia da
soli.
Paul Valèry, Varietà, SE, pp. 342 € 32
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