domenica 18 gennaio 2015

Quante varietà nell’intelligenza

Nel 1914 il dubbio era di parte. “Sapere e Dovere dovranno dunque essere sospetti?...Le grandi virtù dei popoli tedeschi hanno generato più mali di quanti vizi abbia mai creato la pigrizia Abbiamo visto, visto coi nostri propri occhi, il lavoro  coscienzioso, l’intenzione più solida, la disciplina e l’applicazione più serie adattate a spaventosi disegni”.  L’Europa nel 1914? Un “forno portato all’incandescenza”.
Sono note datate ma vive, l’intelligenza di Valéry ha questo tratto fatato che non invecchia. Senza essere invasiva: si scorrono queste riflessioni del poeta saggista come di compagno di strada, suggerimenti in simpatia. “Il sapere, che era un valore di consumo, diviene un valore di scambio, una derrata”. L’uomo europeo “non è definito dalla razza, né dalla lingua né dai costumi…. Ma dal desiderio e dall’ampiezza della volontà”. “Avevo vent’anni, e credevo alla potenza del pensiero”. “La materia è viva, c’è una febbre eterna nei corpi”. La Letteratura è un fatto di Corte. Dalla Città ci arrivano commedie, dalla Campagna favole. “Una consonanza, talvolta, fa un mito”. Sul mito la raccolta di Agosti è una miniera.
Una lunga passeggiata, rinfrescante e corroborante, nei luoghi più vaghi dello spirito, volendo farsi compagnia da soli.
Paul Valèry, Varietà, SE, pp. 342 € 32

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