La Francia ha una tradizione di accoglienza. Con rigurgiti xenofobi
anche aspri – lo sciovinismo è fenomeno francese. Ma l’accoglienza è stata anch’essa
fuori misura. Altrettanto grande che la capacità di assimilazione.
La Francia è il paese che ha probabilmente naturalizzato
nella storia più stranieri di ogni altro in Europa: polacchi, italiani, iberici,
slavi, africani, indocinesi, e da tre generazioni soprattutto arabi, del Maghreb
e altrove. Più forse della Gran Bretagna, che pure ha avuto, in ragione del
Commonwealth, per alcuni decenni le porte aperte, al subcontinente indiano e
agli africani, del’Africa e dei Caraibi.
La Francia ha anche una tradizione nel diritto d’asilo. Esportò
ugonotti in massa, perseguitati per la fede, a creare la Berlino e la Francoforte
del Settecento. Poi, dalle “liberazioni” napoleoniche e successivamente, è
divenuta rifugio per patrioti di ogni bordo, liberali, radicali, socialisti,
dell’Europa, dell’America Latina, dell’Asia. Ma, con la presidenza Mitterrand,
a partire quindi dal 1981, con un distinto, e selettivo, spirito sovversivo.
Una sfida sovversiva dovuta più alla “furbizia” del
personaggio, che lui chiamava “fiorentinismo” o “machiavellismo”, non
spregiativo, che alla difesa della libertà. L’asilo politico accordò ai terroristi
italiani condannati, rifiutando l’estradizione, ma non a quelli tedeschi, che
respinse o consegnò a Bonn. Ai fuoriusciti iraniani contro lo scià
filoamericano, ma non a quelli algerini contro Boumedien filofrancese. Inoltre,
attorno ai fuoriusciti organizzò la protezione dei servizi segreti. La ereditò
dal suo predecessore Giscard d’Estaing, che l’aveva inaugurata con Khomeini,
protetto e rilanciato. E la rafforzò.
Una protezione che dura tuttora, si è visto con Battisti. Che i presidenti Sarkozy e
Hollande hanno esteso al terrorismo aranbo mussulmano, in Libia rispettivamente
e in Siria. Ma che, con altrettanta evidenza, nel caso dell’islam non assicura
reciprocità: troppi terroristi, noti, sono sfuggiti di mano nella stessa
Francia..
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