Ancora questa mattina, a 85 anni,
il più pronto, preciso e acuto su “la Repubblica” fra i cronisti della strage di
Parigi - parigino peraltro di sentimenti, come molti parmigiani. Da qualche
giorno Valli si era concesso questo libro: un vezzo forse senile, pubblicare un
libro, a cui aveva sempre resistito, unico giornalista italiano. Ma niente più
di una raccolta di articoli per i giornali nei quali ha lavorato, dal “Giorno”
a “la Repubblica”. Cinquant’anni, quasi sessanta, di viaggi, da Agrigento e
Genco Russo, il vecchio mafioso che si nega, ai cinque continenti. Con molto terzo Mondo,
come usava un tempo, la periferia delle grandi potenze.
Una traccia più che una
celebrazione, benché corposa. Valli è tutto nei particolari, visti o uditi. Poca
politica e poca diplomazia, molti particolari, e qualche, rara, impressione. Non
arabesca, non inquadra, non ideologizza - “Un km. di corone (1.500) aprono il
corteo” funebre di Togliatti è il suo reportage
tipo. Contestualizza (“taglia”) anche poco, e questo, purtroppo, non aiuta, ma
sempre in omaggio all’onestà: Valli è un bel decano degli inviati speciali, di
pronto intervento sui teatri più diversi, professione in via d’estinzione. Più
che una memoria dei fatti un manuale di buon giornalismo.
Bernardo Valli, La verità del momento, Mondadori, pp.
XIV-1035 € 35
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