Anche lui stava sereno: “Affrontiamo
l’austerità con animo sereno” disse nel 1974, nella prima grande crisi del
dopoguerra. Ma per il resto era diverso.
“È il grande rimosso della storia della Repubblica. Perché è quello
che ha fatto di più – praticamente tutte le cose su cui la Repubblica ancora si
regge”, argomentava questo sito due anni fa più o meno in questi giorni:
“Fanfani è all’origine di tutto ciò che si è fatto nell’Italia
repubblicana: la riforma agraria, il piano casa, la liberazione delle campagne
dalla mezzadria, i piani verdi, che finanziano l’agricoltura con risultati
ottimi, i rimboschimenti, le autostrade, la
Rai, gli Enti economici (ora “campioni nazionali”, n.d.r.), l’edilizia popolare, la scuola media
unificata, superba istituzione, coi libri gratis, il doposcuola e gli edifici
scolastici, di cui metà degli ottomila Comuni d’Italia non disponeva, si andava
a scuola dove capitava, il
centrosinistra, il centrodestra, il
quoziente minimo d’intelligenza per i diplomatici, che ne erano privi, la
moratoria nucleare, la nazionalizzazione dell’elettricità, seppure a caro
prezzo, le regioni, idem, la direttissima Roma-Firenze, col treno veloce, il
referendum popolare, gli opposti estremismi, e i dossier, di cui montò il primo,
lo scandalo Montesi, contro il venerabile Piccioni. Infine l’austerità, che dal 1974 ci
governa, prontamente adottata da Berlinguer, e dal papa Paolo VI alla finestra”.
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