Bolscevismo - Nessun comunista ha mai perso
una guerra, è vero: Lenin, Stalin, Mao, la Corea, Ho Chi-min, Castro. Eccetto
quella per il comunismo.
Gesuiti – Sono stati per
oltre un secolo, tra Sei e Settecento, monopolisti della cultura. In quanto
artisti, scienziati e scrittori, e in quanto censori. Scorrendo la stessa
“Enciclopedia”, bastione del laicismo, molte voci si leggono scritte da
gesuiti. Mentre altre contestavano fino alla censura.
Luigi XIV – Detto Luigi il
Grande o anche, amabilmente, il Re Sole. Ma non è certo che negli oltre settant’anni
di regno, da quando aveva cinque anni, la Francia si cresciuta e non si sia invece depauperata, benché il re fosse affiancato da
politici di prima qualità, Mazzarino, Colbert, Vauban. Inoculandosi i bacilli
che ne avrebbe determinato la vergogna del 1870. e dopo: cortigianeria,
orgoglio, beghismo, anche in forma laica, superficialità.
Tutto
quello che ha fatto e per cui è celebrato contiene ance i semi della disgrazia.
La Francia “pré carré””, necessariamente in lite sempre coi vicini orientali non
delimitati da montagne. La rigida etichetta di corte. Che non fu quella che
ridusse alla ragione la riottosa nobiltà, fu quella che la spense, a differenza
dell’Inghilterra – come rileverà Tocqueville (la nobiltà favorì e finanziò la
rivoluzione industriale, i mercati finanziari, l’economia della sviluppo). Non
fece bene ma complessivamente male alla chiesa stessa, combattendo per i gesuiti
le guerre contro i protestanti e contro il giansenismo – che ricchezza, anche
materiale, ne sarebbe potuta derivare. Ereditò il Gran Secolo e semmai lo
spense: è suo, data la lunghezza del regno, il glorioso Seicento francese, il Gran
Secolo così pieno, di Molière, Racine, Corneille, Bossuet, Boileau, Lully, Le
Brun, Le Nôtre, che però fu l’esito di altri precedenti sviluppi, di libertà,
di fronda, che lui sterilizzò. Abolì
con la Fronda ogni dissenso, ogni autonomia dei parlamenti locali, per esempio
di Aix, e anche la libertà di pensiero, e la stessa creatività. Benemerito
senz’altro della leggende dei tre moschettieri – ma D’Artagnan fu quello che
arrestò il superintendente fiscale Fouquet, l’uomo più ricco del reame, quando
il re decise di prendere con Colbert il potere assoluto. Gallicano e beghino. Subì
da ultimo una serie di rovesci militari.
Sarebbe
stata la Francia e non la Germania al centro dell’Europa quando il rumore delle
armi si fosse spento? È probabile. Certamente ha regalato alla Germania un milione
di uomini industriosi e inventivi, con la revoca dell’editto di Nantes e della
tolleranza religiosa.
Monarca
assoluto di diritto divino, fu all’origine del deficit demografico che ha afflitto
la Francia per due secoli. Avendo costretto all’emigrazione almeno un milione
di protestanti. Altri ne liquidò in massa nelle Cévennes, avendo provocato con
la revoca la rivolta dei camisard. Non
prevenne e non seppe affrontare due tremende carestie al vertice del suo lungo
regno, nel 1693 e nel 1709, che fecero due milioni di morti. Trascurò l’igiene
al punto che tutti i suoi famigliari gli antemorirono – suo erede sarà un
bisnipote di cinque anni.
Reintrodusse
dopo tre secoli e mezzo (la servitù era stata abolita nel 1315) con Colbert la
schiavitù in Francia nel 1685, con
il “Codice Nero”: nelle Antille francesi, e poi nella Guyana, alla Réunion e in
Luisiana. Autorizzando il commercio degli schiavi, e anzi in almeno un caso
armando personalmente un brigantino per fare razzia di schiavi in Africa. Per sviluppare
la coltivazione della canna da zucchero. Un codice che resterà in funzione in
Francia fino al 1848, anche se la tratta dei negri verrà abolita prima, nel
1815, alla caduta di Napoleone.
In
un primo tempo, è vero, Luigi XIV aveva tentato il popolamento delle colonie
nei Caraibi con l’invio di varie ondate di filles
du roi, ragazze che volontariamente emigravano per accrescere la fertilità
dei bianchi che vi risiedevano. Ma non bastarono.
Il
Codice Nero faceva obbligo ai padroni della sussistenza, e dava loro diritto di
vita e di morte. Non potevano torturare gli schiavi ma erano giudici in
proprio, e potevano decidere le pene in caso di trasgressione agli obblighi.
Comprese le mutilazioni, la segnatura a fuoco, e la pena di morte. A loro
insindacabile giudizio potevano incatenali e farli frustare, con le verghe o le
corde. Lo schiavo fuggitivo doveva avere, dopo un mese, le orecchie tagliate e
un fiordaliso marchiato a fuoco. In caso di recidiva doveva avere tagliati i
garretti. In caso di seconda recidiva andava condannato a morte. Le stesse
pene, dicono i commentatori, che si comminavano in Francia all’epoca, ma in
Francia non c’erano schiavi.
Rivoluzione
-
I
rivoluzionari dell’‘89 per prima cosa frantumarono i vetri e ruppero i fanali.
Anche se ci volevano appendere i nobili: “Ah, ça ira, ça ira, ça i-ra,\les
aristocrates à la lanterne”. Lo stesso fecero a Roma un secolo dopo i
disoccupati: razziarono i negozi e distrussero l’illuminazione pubblica. Anche
in Germania i rivoluzionari si limitarono a rompere i vetri alle finestre,
nella Novemberrevolution del 1918 che
durò sette mesi. “Nell’assenza di scopo sta la grandezza dello spettacolo”,
disse a novembre in Germania il sovversivo Spengler.
La rivoluzione viene meglio al buio - lo
specchio nero usavano i paesaggisti per semplificare l’immagine. Ma i lampioni
distrussero anche i generali austriaci a Napoli, dopo aver soffocato la
rivoluzione. Potenza delle tenebre.
Anche la musica è nemica, al pari della luce. A
Parigi distrussero coi fanali le arpe – non c’erano arpe a Roma nel 1889, né
prima. Così fu pure nell’ultima guerra, quando gli ottimi soldati tedeschi, Jünger
nota, nei saccheggi risparmiavano gli specchi e distruggevano gli strumenti
musicali.
In precedenza Parigi s’era colorata di sangue nerastro,
per i corpi interi e a pezzi appesi ai lampioni e alle porte della città. Fu
quando i macellai di Saint-Jacques-la-Boucherie e di Sainte-Geneviève, di
Parigi quartieri venerandi, riva destra, occuparono la città, fra il 1411 e il
1413, con corteo di servi, abbattitori, scorticatori, trippai, fecero macello
di signori e passanti, e presero anch’essi la Bastiglia, col berretto bianco
della democrazia, che imposero al re. Nulla poterono però contro il grande
scialacquatore, il duca di Berry, e i fratelli Limbourg che con una schiera di
poeti e coloristi gli miniaturavano Les
Très Riches Heures, con effetti straordinari di luce. Era la rivoluzione
degli Scorticatori o Testoni, da Simon “Caboche”, il Testone, al secolo Simone
il Coltellaio, per conto di Giovanni senza Paura, il re che disonorò la Borgogna
donando Parigi agli inglesi.
Roma – “Una città di Marte”. così la
vedeva Fellini appestandosi a girare “Satyricon”, “come un film di marziani”.
Lo stesso sarà per “Roma”, seppure in abiti moderni. Ma così è per tutti i film
di Fellini, molti dei quali hanno a che fare con Roma, dall’episodio
rosselliniano de “L’amore”, il secondo, “Il miracolo”, di sua invenzione, e dallo
“Sceicco bianco” in qua. Compresi quelli della memoria romagnola, tutti e in
tutto “visti da Roma”. Una città “di
marziani”, cioè di comportamenti singolari e sorprendenti.
Il
Colosseo, che Roma da qualche tempo ha eletto a simbolo della città, Fellini
vedeva come “orrenda lunare catastrofe di pietra, questo immenso teschio
mangiato dal tempo e arenato in mezzo alla città”. Per non far capo
simbolicamente a San Pietro, pure altrettanto solenne e tanto più ricco e
suggestivo. Meglio marziani che cristiani.
Soluzione finale – Ha un
precedente già nell’impero romano contro i cristiani, come dimenticarlo: nella
Grande Persecuzione decretata e organizzata, minuziosamente, per decenni, da
Diocleziano e Galerio, a partire dal 303. Ci fu anche allora un “incendio del
Reichstag”: dopo il primo editto contro i cristiani per due volte in pochi
giorni ci fu un incendio nel palazzo dell’imperatore.
Usa
ora dire il cristianesimo un impero romano architettato da san Paolo, o
viceversa, ma il contrario è stato vero per oltre tre secoli.
Le
stesse leggi razziali del 1938 sembrano ricalcate sul primo editto
anticristiano della tetrarchia che governava con Diocleziano, quello del 24
febbraio 303: 1) proibizione e rogo dei libri di culto, confisca dei beni; 2)
divieto di associazione; 3) perdita di ogni carica e posizione pubblica,
esclusione dagli impieghi; 4) arresti.
Ma
non è il solo precedente: è connaturata all’Occidente, alla “ragione”
occidentale a bassa intensità. Per la quale la società bene ordinata è eguale e
egualitaria: il progetto di ordine sociale è sempre omogeneo e strutturato,
mediante eliminazione di ogni scoria o differenza.
astolfo@antiit.eu
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