sabato 7 febbraio 2015

Il mondo com'è (204)

astolfo

Bolscevismo - Nessun comunista ha mai perso una guerra, è vero: Lenin, Stalin, Mao, la Corea, Ho Chi-min, Castro. Eccetto quella per il comunismo.
 
Gesuiti – Sono stati per oltre un secolo, tra Sei e Settecento, monopolisti della cultura. In quanto artisti, scienziati e scrittori, e in quanto censori. Scorrendo la stessa “Enciclopedia”, bastione del laicismo, molte voci si leggono scritte da gesuiti. Mentre altre contestavano fino alla censura.

Luigi XIV – Detto Luigi il Grande o anche, amabilmente, il Re Sole. Ma non è certo che negli oltre settant’anni di regno, da quando aveva cinque anni, la Francia si cresciuta e non si sia invece  depauperata, benché il re fosse affiancato da politici di prima qualità, Mazzarino, Colbert, Vauban. Inoculandosi i bacilli che ne avrebbe determinato la vergogna del 1870. e dopo: cortigianeria, orgoglio, beghismo, anche in forma laica, superficialità.
Tutto quello che ha fatto e per cui è celebrato contiene ance i semi della disgrazia. La Francia “pré carré””, necessariamente in lite sempre coi vicini orientali non delimitati da montagne. La rigida etichetta di corte. Che non fu quella che ridusse alla ragione la riottosa nobiltà, fu quella che la spense, a differenza dell’Inghilterra – come rileverà Tocqueville (la nobiltà favorì e finanziò la rivoluzione industriale, i mercati finanziari, l’economia della sviluppo). Non fece bene ma complessivamente male alla chiesa stessa, combattendo per i gesuiti le guerre contro i protestanti e contro il giansenismo – che ricchezza, anche materiale, ne sarebbe potuta derivare. Ereditò il Gran Secolo e semmai lo spense: è suo, data la lunghezza del regno, il glorioso Seicento francese, il Gran Secolo così pieno, di Molière, Racine, Corneille, Bossuet, Boileau, Lully, Le Brun, Le Nôtre, che però fu l’esito di altri precedenti sviluppi, di libertà, di fronda, che lui sterilizzò. Abolì con la Fronda ogni dissenso, ogni autonomia dei parlamenti locali, per esempio di Aix, e anche la libertà di pensiero, e la stessa creatività. Benemerito senz’altro della leggende dei tre moschettieri – ma D’Artagnan fu quello che arrestò il superintendente fiscale Fouquet, l’uomo più ricco del reame, quando il re decise di prendere con Colbert il potere assoluto. Gallicano e beghino. Subì da ultimo una serie di rovesci militari.
Sarebbe stata la Francia e non la Germania al centro dell’Europa quando il rumore delle armi si fosse spento? È probabile. Certamente ha regalato alla Germania un milione di uomini industriosi e inventivi, con la revoca dell’editto di Nantes e della tolleranza religiosa.

Monarca assoluto di diritto divino, fu all’origine del deficit demografico che ha afflitto la Francia per due secoli. Avendo costretto all’emigrazione almeno un milione di protestanti. Altri ne liquidò in massa nelle Cévennes, avendo provocato con la revoca la rivolta dei camisard. Non prevenne e non seppe affrontare due tremende carestie al vertice del suo lungo regno, nel 1693 e nel 1709, che fecero due milioni di morti. Trascurò l’igiene al punto che tutti i suoi famigliari gli antemorirono – suo erede sarà un bisnipote di cinque anni. 

Reintrodusse dopo tre secoli e mezzo (la servitù era stata abolita nel 1315) con Colbert la schiavitù in Francia nel 1685, con il “Codice Nero”: nelle Antille francesi, e poi nella Guyana, alla Réunion e in Luisiana. Autorizzando il commercio degli schiavi, e anzi in almeno un caso armando personalmente un brigantino per fare razzia di schiavi in Africa. Per sviluppare la coltivazione della canna da zucchero. Un codice che resterà in funzione in Francia fino al 1848, anche se la tratta dei negri verrà abolita prima, nel 1815, alla caduta di Napoleone.
In un primo tempo, è vero, Luigi XIV aveva tentato il popolamento delle colonie nei Caraibi con l’invio di varie ondate di filles du roi, ragazze che volontariamente emigravano per accrescere la fertilità dei bianchi che vi risiedevano. Ma non bastarono.
Il Codice Nero faceva obbligo ai padroni della sussistenza, e dava loro diritto di vita e di morte. Non potevano torturare gli schiavi ma erano giudici in proprio, e potevano decidere le pene in caso di trasgressione agli obblighi. Comprese le mutilazioni, la segnatura a fuoco, e la pena di morte. A loro insindacabile giudizio potevano incatenali e farli frustare, con le verghe o le corde. Lo schiavo fuggitivo doveva avere, dopo un mese, le orecchie tagliate e un fiordaliso marchiato a fuoco. In caso di recidiva doveva avere tagliati i garretti. In caso di seconda recidiva andava condannato a morte. Le stesse pene, dicono i commentatori, che si comminavano in Francia all’epoca, ma in Francia non c’erano schiavi.

Rivoluzione - I rivoluzionari dell’‘89 per prima cosa frantumarono i vetri e ruppero i fanali. Anche se ci volevano appendere i nobili: “Ah, ça ira, ça ira, ça i-ra,\les aristocrates à la lanterne”. Lo stesso fecero a Roma un secolo dopo i disoccupati: razziarono i negozi e distrussero l’illuminazione pubblica. Anche in Germania i rivoluzionari si limitarono a rompere i vetri alle finestre, nella Novemberrevolution del 1918 che durò sette mesi. “Nell’assenza di scopo sta la grandezza dello spettacolo”, disse a novembre in Germania il sovversivo Spengler.
La rivoluzione viene meglio al buio - lo specchio nero usavano i paesaggisti per semplificare l’immagine. Ma i lampioni distrussero anche i generali austriaci a Napoli, dopo aver soffocato la rivoluzione. Potenza delle tenebre.

Anche la musica è nemica, al pari della luce. A Parigi distrussero coi fanali le arpe – non c’erano arpe a Roma nel 1889, né prima. Così fu pure nell’ultima guerra, quando gli ottimi soldati tedeschi, Jünger nota, nei saccheggi risparmiavano gli specchi e distruggevano gli strumenti musicali.
In precedenza Parigi s’era colorata di sangue nerastro, per i corpi interi e a pezzi appesi ai lampioni e alle porte della città. Fu quando i macellai di Saint-Jacques-la-Boucherie e di Sainte-Geneviève, di Parigi quartieri venerandi, riva destra, occuparono la città, fra il 1411 e il 1413, con corteo di servi, abbattitori, scorticatori, trippai, fecero macello di signori e passanti, e presero anch’essi la Bastiglia, col berretto bianco della democrazia, che imposero al re. Nulla poterono però contro il grande scialacquatore, il duca di Berry, e i fratelli Limbourg che con una schiera di poeti e coloristi gli miniaturavano Les Très Riches Heures, con effetti straordinari di luce. Era la rivoluzione degli Scorticatori o Testoni, da Simon “Caboche”, il Testone, al secolo Simone il Coltellaio, per conto di Giovanni senza Paura, il re che disonorò la Borgogna donando Parigi agli inglesi.

Roma – “Una città di Marte”. così la vedeva Fellini appestandosi a girare “Satyricon”, “come un film di marziani”. Lo stesso sarà per “Roma”, seppure in abiti moderni. Ma così è per tutti i film di Fellini, molti dei quali hanno a che fare con Roma, dall’episodio rosselliniano de “L’amore”, il secondo, “Il miracolo”, di sua invenzione, e dallo “Sceicco bianco” in qua. Compresi quelli della memoria romagnola, tutti e in tutto “visti da Roma”.  Una città “di marziani”, cioè di comportamenti singolari e sorprendenti.
Il Colosseo, che Roma da qualche tempo ha eletto a simbolo della città, Fellini vedeva come “orrenda lunare catastrofe di pietra, questo immenso teschio mangiato dal tempo e arenato in mezzo alla città”. Per non far capo simbolicamente a San Pietro, pure altrettanto solenne e tanto più ricco e suggestivo. Meglio marziani che cristiani.

Soluzione finale – Ha un precedente già nell’impero romano contro i cristiani, come dimenticarlo: nella Grande Persecuzione decretata e organizzata, minuziosamente, per decenni, da Diocleziano e Galerio, a partire dal 303. Ci fu anche allora un “incendio del Reichstag”: dopo il primo editto contro i cristiani per due volte in pochi giorni ci fu un incendio nel palazzo dell’imperatore.
Usa ora dire il cristianesimo un impero romano architettato da san Paolo, o viceversa, ma il contrario è stato vero per oltre tre secoli.
Le stesse leggi razziali del 1938 sembrano ricalcate sul primo editto anticristiano della tetrarchia che governava con Diocleziano, quello del 24 febbraio 303: 1) proibizione e rogo dei libri di culto, confisca dei beni; 2) divieto di associazione; 3) perdita di ogni carica e posizione pubblica, esclusione dagli impieghi; 4) arresti.
Ma non è il solo precedente: è connaturata all’Occidente, alla “ragione” occidentale a bassa intensità. Per la quale la società bene ordinata è eguale e egualitaria: il progetto di ordine sociale è sempre omogeneo e strutturato, mediante eliminazione di ogni scoria o differenza.

astolfo@antiit.eu

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