Lo
dice solo Adriana Cerretelli, che conosce bene Bruxelles, sul “Sole 24 Ore”, ma
ognuno lo vede: la Grecia ha capitolato. La soddisfazione dell’Eurogruppo è
quella di “un tavolo attorno al quale siedono periodicamente 19 giocatori ma vince
sempre uno solo, lo stesso, la Germania”. Ancora e sempre dunque cinghia stretta:
disoccupazione e depressione.
Si
può capire Tsipras. Anche se la sua strategia non è andata oltre il “Facite ‘a
faccia feroce” dell’ammuìna, la
tecnica di battaglia della Marina borbonica di Napoli. La Grecia ha poco o
punto potere contrattuale. Ma si conferma più robusto il fondamento dell’antieuropeismo
che il voto di dieci mesi fa ha evidenziato.
La
pregiudiziale europeista non è più tale, ognuno si fa i conti, e per il maggior
numero sono negativi. Non è un fatto di pregiudizio politico: l’antieuropeismo cresce
a destra, cresce a sinistra (deputata europea di Tsipras è Barbara Spinelli,
forse la più europeista di tutti), e anche al centro. Tsipras ha personalmente
tutta l’aria di un cavallo di Troia, di un nuovo-vecchio politicante, così come
Vanufakis, il suo ministro dell’Economia, ma il governo Tsipras, di sinistra e di
destra, ha una logica, questa.
L’antieuropeismo
può finire nel nulla, soprattutto se l’Europa uscirà finalmente dalla crisi. Oppure
no. Dissidi gravi restano in piedi, in aggiunta alla gestione della crisi. le
politiche dell’immigrazione e del multiculturalismo, le politiche estere e di
difesa, nel Mediterraneo, nell’Est Europa, l’unione politica.
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