Dove
vanno i capitali in fuga dalla Grecia jugulata dalla Germania? In Germania.
Lo
spiega Hans-Werner Sinn sul “Financial Times”: “Non sappiamo ancora il cosiddetto
saldo target dovuto dalla banca centrale greca al resto dell’eurosistema alla
fine di gennaio”, di quanto cioè il sistema monetario greco si è alleggerito (indebitato)
per effetto della fuga dei capitali. “Ma sappiamo che il saldo attivo della
Bundesbank nei confronti della Banca centrale europea è salito a 55 miliardi,
il terzo maggiore incremento mensile dallo scoppio della crisi finanziaria otto
anni fa. Ciò indica un enorme afflusso di denaro
in Germania. Una
parte di esso è probabile che venga dalla Grecia”.
Sinn,
presidente dell’Ifo, l’istituto della congiuntura, Premio Erhard per gli studi
economici, collaboratore accreditato del “Financial Times”, è nemico
dichiarato, molto polemico, dei paesi “latini” o “mediterranei”, come li chiama
lui. È stato ostile all’euro, e ultimamente alla Banca centrale europea, contro
la quale ha promosso il giudizio della Corte costituzionale sull’annunciato
acquisto di quote del debito dei paesi membri.
La
Germania non si arricchisce solo con la Grecia, al debito greco. All’effetto spread sui titoli del debito della Grecia - e dell’Italia, etc. - si somma l’attivo delle banche, privilegiate dai capitali in fuga. Grazie anche alla
parallela campagna contro le residenze fiscali più accomodanti, il Lussemburgo
e il principato di Monaco. Il consolidamento finanziario della Germania, che
all’inizio della crisi era la più esposta, è il motivo principale per cui
l’Europa non risolve la crisi stessa dopo otto anni. La “paura dei tedeschi” che
si fa valere è manovrata, l’opinione pubblica ne è vittima più che artefice.
Molto
pieno di sé, collezionista di premi e decorazioni, Sinn è stato membro per
almeno un decennio del consiglio di sorveglianza della Hypovereinsbank di
Monaco, dalla fondazione del gruppo nel 1998. Che Unicredit ha rilevato sette
anni dopo per salvarla dal fallimento.
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