Gli
ultimi bollettini magnificano la soluzione che il Ciad, cioè la Francia,
starebbe per imporre sul fronte islamico nigeriano, nella regione Nord della
federazione. Ma è dubbio. Il fatto è che la Nigeria, paese grande ma corrottissimo,
è stato ed è inerte di fronte alla sua minoranza mussulmana, e forse già
comprato.
La
“linea del petrolio” è scesa nell’Africa sub sahariana fino al golfo di Guinea.
La Nigeria è per meno di un terzo islamica. E lo è la regione nord-orientale, quella
che non ha il petrolio. Ma è come se lo fosse per intero.
Non
è servito comunque a nulla l’annuncio franco-ciadiano: i politici mussulmani di
Abuja, la nuova capitale della Nigeria, non vogliono le elezioni la prossima
settimana, e non le faranno fare. Vogliono l’attuale presidenza, che tengono sotto
ricatto: Goodluck Jonathan fu scelto per caso cinque anni fa per la presidenza,
perché toccava a un cristiano dopo un mussulmano. Fu scelto dai mussulmani perché era, dissero, “malleabile”, e lo ha dimostrato. Non ha fatto
nulla contro Boko Haram, la mano nigeriana del terrorismo islamico, malgrado le
tante turpitudini perpetrate dal gruppo. E non vuole che si tengano le elezioni
alla scadenza la settimana prossima. Quel poco che è stato fatto contro Boko Haram è a opera dei servizi francesi. Impegnati direttamente con le truppe francesi nel Mali, contro le forze locali del califfato. Nel Nord-Est della Nigeria con le truppe ciadiane, e con i reduci afrikaner del Sud Africa razzista - alcune centinaia di vecchi combattenti. Uno dei tanti segni del disgoverno del paese più grande e più ricco - pur nella povertà - dell’Africa.
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