“Siamo solo all’inizio, vedi. Come prima di Tutto.
Con mille e un sogno senza di noi e senza fatti. L’ambizione? “Divenire un
iniziatore. Uno che scrive una prima parola dopo una striscia secolare di
pensieri”. Rilke debutta con questo singolare programma artistico,
testamentario.
È un testo breve, di quaranta annotazioni, per una
rivoluzione del teatro e della cultura, e della propria vita e vocazione poetica
– in entrambe le edizioni l’originale affianca la traduzione. All’indomani dell’incontro
con Lou Salomé, che lo iniziò alla passione e a Nietzsche, e della scoperta
dell’arte a Venezia e Firenze. “Dipingiamo ancora sempre gli uomini su fondo d’oro,
come i primissimi primitivi. Stanno davanti a qualcosa d’interminato”. Mentre
le figure prendono corpo e anima con la pittura successiva, dove “il paesaggio
riluce dietro di loro come un’anima che avrebbero in comune, da cui esse estraggono
il loro sorriso e il loro amore”.
Le figure che più ammira e esplora, i santi di Marco
Basaiti, trova tese “fuori della loro felicissima prossimità”. Così noi: “Noi
siamo dapprima proprio come loro. Benedicenti nostalgie”. I tecnicismi teatrali
nei quali s’inoltra nella seconda parte delle note, da contemporaneo di Reinhardt,
Mejerhold, Copeau, una generazione dopo Stanislavsky e Maeterlinck, sono in
realtà un piano d’azione, per recuperare “il canto della vita”, “il Grande, il
Senza Parole”. L’ispirazione – la visione – sarà quella di queste pitture
adulte: “Feste rare”, in cui “un essere davanti a te si distacca calmo e chiaro
sullo sfondo della sua magnificenza”. La poesia come ogni altra espressione
estetica: “L’arte fa lo stesso. Essa è anzi l’amore più ampio, più smisurato. È
l’amore di Dio”. Senza più “il diritto di fermarsi all’individuo, che non è che
la porta della vita – deve attraversarla”.
Rainer Maria Rilke, Appunti sulla melodia delle
cose, Passigli, pp. 83 € 8,50
Notes
sur la mélodie des choses, Allia, pp.63 €
31,10
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