venerdì 20 febbraio 2015

La poesia è l’essere dele cose

“Siamo solo all’inizio, vedi. Come prima di Tutto. Con mille e un sogno senza di noi e senza fatti. L’ambizione? “Divenire un iniziatore. Uno che scrive una prima parola dopo una striscia secolare di pensieri”. Rilke debutta con questo singolare programma artistico, testamentario.
È un testo breve, di quaranta annotazioni, per una rivoluzione del teatro e della cultura, e della propria vita e vocazione poetica – in entrambe le edizioni l’originale affianca la traduzione. All’indomani dell’incontro con Lou Salomé, che lo iniziò alla passione e a Nietzsche, e della scoperta dell’arte a Venezia e Firenze. “Dipingiamo ancora sempre gli uomini su fondo d’oro, come i primissimi primitivi. Stanno davanti a qualcosa d’interminato”. Mentre le figure prendono corpo e anima con la pittura successiva, dove “il paesaggio riluce dietro di loro come un’anima che avrebbero in comune, da cui esse estraggono il loro sorriso e il loro amore”.
Le figure che più ammira e esplora, i santi di Marco Basaiti, trova tese “fuori della loro felicissima prossimità”. Così noi: “Noi siamo dapprima proprio come loro. Benedicenti nostalgie”. I tecnicismi teatrali nei quali s’inoltra nella seconda parte delle note, da contemporaneo di Reinhardt, Mejerhold, Copeau, una generazione dopo Stanislavsky e Maeterlinck, sono in realtà un piano d’azione, per recuperare “il canto della vita”, “il Grande, il Senza Parole”. L’ispirazione – la visione – sarà quella di queste pitture adulte: “Feste rare”, in cui “un essere davanti a te si distacca calmo e chiaro sullo sfondo della sua magnificenza”. La poesia come ogni altra espressione estetica: “L’arte fa lo stesso. Essa è anzi l’amore più ampio, più smisurato. È l’amore di Dio”. Senza più “il diritto di fermarsi all’individuo, che non è che la porta della vita – deve attraversarla”.
Rainer Maria Rilke, Appunti sulla melodia delle cose, Passigli, pp. 83 € 8,50
Notes sur la mélodie des choses, Allia, pp.63 € 31,10

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