Si
riedita la storica intervista ampliata. Con prefazione di Luca Telese.
Il
tributo non è sbagliato. Sono molti gli editori nati in Italia, attraverso
fiduciari dell’ex Pci, con la chiusura dei conti moscoviti in Svizzera. Ma che
dire di questo Berlinguer, quello che l’editore evidenzia in copertina: “La
questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei
corrotti, dei concussori nelle alte sfere della politica e dell’amministrazione,
bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale… fa
tutt’uno con l’occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle
loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la
concezione della politica e con i metodi di costoro”? Grazie a uno Scalfari
compiacente che nulla obietta.
Non
obietta cioè quello che allora tutti sapevano e gli storici Aga Rossi e
Zaslavsky hanno documentato, che Berlinguer si approvvigionava sempre a Mosca.
Direttamente, in oro e dollari, e forse ancora in pelli. E indirettamente, va
aggiunto, attraverso gli sfioramenti sulle importazioni di gas che finivano in
fiduciarie svizzere di cui il Pci aveva la chiave.
È
il moralismo di uno, peraltro, che all’epoca cui si fa risalire l’intervista,
il 1981, aveva teorizzato – con l’ausilio di Norberto Bobbio – il “pluralismo”,
da altri detto lottizzazione, e lo metteva in atto alla Rai e negli altri enti
economici pubblici. Aveva anche teorizzato la Nato (“mi sento più
sicuro stando di qua, sotto l’ombrello della Nato”) in un’intervista col “Corriere
della sera”, per opportunismo, spiega Giampaolo Pansa, che raccolse l’intervista
(e non ne è più emozionato), in “la Repubblica di Barbapapà”: il giornale e l’intervistatore
furono scelti con cura, tra i tanti postulanti di un’intervista, alla
vigilia delle elezioni del 20 giugno 1976, per fare presa sull’elettorato
moderato.
Enrico
Berlinguer, La questione morale. La
storica intervista di Eugenio Scalfari, Aliberti, pp. 140, ill., ril. € 18
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