La
verità sui jihadisti è che non ne sappiamo niente. Eccetto le teste mozzate. E
le ragazze sedotte e abbandonate, da riscattare purtroppo a caro prezzo, come
ai tempi della pirateria, a Bologna come a Parigi e a Londra. In aggiunta a un
paio di migliaia di altre teste forti. Per il resto abbiamo solo tweet, alcuni fantasiosi,
specie quello specializzato su san Pietro e il Colosseo. Opera
sicuramente di qualche consulente italiano, di informatica e di terrorismo.
C’è molta Madison Avenue in questa offensiva. Che è molto mediatica, cioè, seppure non brillante – non propriamente da Madison Avenue, ma propagandistica. Si vedono sfilate di camion tutti di un colore, tutti alla giusta distanza, ordinati e puliti, come usava nei film di guerra britannici subito dopo la guerra. E colori segnaletici che non “sbattano” in rete, il rosso-arancione dei condannati, il bianco latte del personale d’ordine. Non una grande coreografia. I soldi comunque si spendono, forniti dai potentati della penisola arabica? .E ci sono consulenti negli Usa, pagati dalla Cia, per evidenziare le immagini in rete dei jihadisti. Utili all’Is per riversare queste immagini su nostri media, per occupare anzi i media, minacciosi per essere ripetitivi. Ma
C’è molta Madison Avenue in questa offensiva. Che è molto mediatica, cioè, seppure non brillante – non propriamente da Madison Avenue, ma propagandistica. Si vedono sfilate di camion tutti di un colore, tutti alla giusta distanza, ordinati e puliti, come usava nei film di guerra britannici subito dopo la guerra. E colori segnaletici che non “sbattano” in rete, il rosso-arancione dei condannati, il bianco latte del personale d’ordine. Non una grande coreografia. I soldi comunque si spendono, forniti dai potentati della penisola arabica? .E ci sono consulenti negli Usa, pagati dalla Cia, per evidenziare le immagini in rete dei jihadisti. Utili all’Is per riversare queste immagini su nostri media, per occupare anzi i media, minacciosi per essere ripetitivi. Ma
Ma,
se sono così bene armati, dove prendono le armi? Loretta Napoleoni produce da
tempo studi sul loro finanziamento attraverso la vendita del petrolio. Anche
prima che l’Is si impossessasse della zona petrolifera nord dell’Iraq, attorno
a Kirkuk. Ma non è così semplice. Né estrarre il petrolio, né pomparlo a qualche
porto d’imbarco o oleodotto funzionante, le stazioni di pompaggio sono
delicate, semiraffinarlo, trovare acquirenti, farsi pagare. La stessa estrazione del petrolio non è come azionare la pompa del pozzo. Tanto più che l’Is
occupa e non controlla la zona di Kirkuk.
L’altra fonte d’approvvigionamento di armi e munizioni sarebbe stato l’esercito siriano. Che però è in gran parte con Assad. E le armi, soprattutto quelle catturate in battaglia, hanno bisogno di molta manutenzione, non vanno a baldanza. E più i carri armati e i velivoli, congegni delicatissimi, a cominciare dai cingoli, la parte meno sofisticata – sono mezzi di cui l’arte militare dà per scontato che, nelle migliori condizioni di mantenimento, un terzo sia ogni giorno inutilizzabile.
L’altra fonte d’approvvigionamento di armi e munizioni sarebbe stato l’esercito siriano. Che però è in gran parte con Assad. E le armi, soprattutto quelle catturate in battaglia, hanno bisogno di molta manutenzione, non vanno a baldanza. E più i carri armati e i velivoli, congegni delicatissimi, a cominciare dai cingoli, la parte meno sofisticata – sono mezzi di cui l’arte militare dà per scontato che, nelle migliori condizioni di mantenimento, un terzo sia ogni giorno inutilizzabile.
Ma,
poi, sono veramente armati? È bastata un’incursione aerea egiziana per
cancellare l’Is da Derna. E uno s’immagina migliaia di bombardieri in volo sulla
Cirenaica. No, solo un paio, forse una mezza squadriglia. Di caccia e non di
bombardieri, di aerei cioè che portano due o quattro bombe ognuno, e le
sganciano a caso, e questo è stato tutto il bombardamento. Così come è bastato
un giorno d’impegno dell’aviazione giordana, per rimettere la museruola
all’Is-madre dell’Iraq: da allora non riescono più nemmeno a mozzare le teste.
Quelle
dell’Is – ma l’Is stesso – sembrano la
guerra di Baudrillard, il sociologo, “La guerra del Golfo non c’è mai stata”.
Ma ce la fanno credere
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