“Il
disegno dello stress test europeo aveva caratteristiche che svantaggiavano le
banche italiane. Lo abbiamo messo agli atti in Bce durante la preparazione dell’esercizio”.
Lo riconosce infine il vicedirettore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, con
Federico Fubini su “Repubblica”. Non è un fatto grave, anzi gravissimo?
Non
è il solo: “Non si può pensare di risolvere i problemi aumentando in modo
continuo, indiscriminato ed eccessivo i requisiti di capitale, frenando ancora
l’offerta di credito”. Tenendo le banche cioè, alcune banche, le banche
italiane, sempre sulla corda, magari col solito ritornello delle “riforme”.
“Indiscriminato”
ed “eccessivo” sono parole forti, ma ancora non dicono tutto. E cioè che non si
tratta di un errore di analisi o di giudizio, ma di uno strumento di attacco
alle banche italiane. Per il business delle merger
& acquisitions probabilmente, non per altro. Profumo e Viola non erano
ancora tornati da Francoforte a Siena, e non avevano riferito in consiglio e al
management Mps, che “Londra” sapeva già tutto e apprestava l’attacco alla
banca.
Panetta
è l’unico della Banca d’Italia che osa parlare. Aveva parlato anche alla vigilia
dello stress test. Ma anche lui non ci dice tutto: è nel consiglio della
vigilanza bancaria europea, e quindi sa chi e come fa carne di porco. E poi: “mettere
agli atti” che senso ha, a futura memoria, “in caso di”?
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