Non un’enciclopedia di idee forti – per
lo più anzi discutibili. Ma una sorta di selfie
in molti scatti, rapidi, ripetuti. E la testimonianza di una forma elevata di
giornalismo, più che di filosofia quale si presuppone: di riflessione sugli
eventi.
L’“Enciclopedia” fu un successo
commerciale: passò dalle mille sottoscrizioni benevole raccolte dagli editori
sul progetto a oltre quattromila appena il primo volume fu pubblicato. Ma alla
fine sarà opera di Diderot, diciassette grossi tomi. Ci lavorò praticamente da
solo nei primi otto anni, da fine 1749, scontati quattro mesi di prigione per
aver pubblicato la “Lettera sui ciechi”, al 1757. E da solo successivamente,
essendo stata l’impresa abbandonata, per le polemiche al Parlamento di Parigi,
e le minacce di interdizione, da D’Alembert, divenuto accademico, Rousseau,
Voltaire, Turgot e molti altri collaboratori – quasi tutti peraltro a titolo
gratuito. Ne scrisse personalmente almeno 1.700 voci, e ne editò (commissionò, revisionò)
almeno seimila.
Non se ne è mai fatta un’edizione delle
sue voci, perché molte non le siglò a un certo punto più nemmeno col noto
asterisco. In italiano c’è solo la vecchia antologia Utet di Furio Diaz, ,
degli “scritti politici”, comprese le voci dell’“Enciclopedia”.Qui ne sono
raccolte cinquanta di sicura attribuzione, Sugli argomenti più diversi. Di suo
interesse: storia, storia, naturale, filosofia, religione, mitologia,
grammatica. E non: il curatore dell’antologia, M. Jérôme Vérin, ne ha rintracciato
sulla geografia, il diritto, la botanica, la chimica, il commercio, la
marineria, l’arte militare, la calzoleria, la falconeria, la pasticceria e
l’arte dei parrucchieri. C’è anche, in dettaglio, il “clavicembalo oculare”, il
pianoforte dei colori, con toni, semitoni, eccetera, del gesuita Castel – che
poi non riuscì a realizzarlo. Ma le più lunghe e argomentate sono qui sugli
interessi ben diderotiani. Le voci “Autorità, potere, potenza, impero”,
“Locke”, “Filosofi” – la voce più lunga sarebbe stata “Bellezza”, ma più lunga
forse del volumetto.
Anche più incisive? No, è divulgazione:
molto attualizzata, e selettiva, per una lettura sempre breve e conclusa. Benché
con punte notevoli, anticipatrici: sulla vita (anima) animale, la vita
prenatale, in gestazione, la puericultura (Montessori e il dottor Spock
insieme). Nella scelta dell’antologia un pre-darwinismo risalta molto marcato. Sulla
traccia di Bouffon ma con l’assertività della divulgazione, Negli articoli
“Affezione”, “Bestia animale, bruto”, “Innato”, “Intelletto”, “Filosofia di Locke”,
contesta le frontiere tra regni minerale, vegetale, animale e umano, e afferma,
attribuendo l’opinione a Locke, di non vedere “alcuna impossibilità che la
materia pensi”.
Diderot fu impegnato nell’impresa come
redattore più che come pensatore, perché sapeva l’inglese – il primo progetto
dell’opera era una traduzione di due opere inglesi, la “Ciclopoedia” di Chambers,
e il “Lexicon Technologicum” di John Harris. Molto c’è di inutile e
insignificante anche in questa piccola antologia. E tuttavia impressiona il
grado elevato di comunicazione: precisione, correttezza, rispetto per i fatti e
le idee non condivise, per esempio per la religione.
Denis Diderot, L’Encyclopédie.
Articles fondamentaux, Mille et une nuits, pp. 148 € 4,50
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