domenica 15 febbraio 2015

Superficialità e inganni

L’Europa - e forse l’Occidente, se Obama vorrà il patrocinio Onu - sbarca in Libia contro un nemico che ha finanziato e armato. A iniziativa di un presidente francese ora in disgrazia politica, Sarkozy, limitato e superficiale. Il cui mentore è però tuttora in attività, Bernard Henri-Lévy, che Sarkozy indusse a suo tempo alla guerra, celebrando poi la “liberazione” della Libia.
Non c’è da scandalizzarsi, Lévy rappresenta se stesso. Ma perché tanta superficialità viene imposta alla pubblica opinione? Specie quando si tratta di una guerra vera, dove si uccide e si viene uccisi. Per sanare una situazione insostenibile che si è voluta creare. E ancora di recente si è voluta alimentare, non sostenendo il generale Haftar, anti-Is.
È una deriva del giudizio critico che fa il paio col più generale impulso al radicalismo islamico che l’Occidente ha voluto dare nell’ultimo quarto di secolo. Gli Usa per primi, coi loro vassalli della penisola arabica, ma anche gli europei, che più di ogni altro vi sono esposti, i servizi francesi e inglesi, i presidenti francesi Sarkozy e Hollande.  Un patrocinio che non ha nemmeno garantito l’esenzione dal terrorismo.
Ora si parla di guerra guerreggiata al terrorismo. Cioè di un’avventura senza esito, al modo dell’Afghanistan o dell’Iraq - la Libia è un paese ancora più tribale, forse, che l’Afghanistan e l’Iraq, ingovernabile. Senza una strategia, senza un fronte, senza una logistica e una retrovia d’appoggio. Troppa superficialità per essere vera. 

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