martedì 10 marzo 2015

Il mondo com'è (208)

astolfo

Acedia – Ritorna con la connessione: l’incapacità di leggere, di concentrarsi. Questa particolare apatia, diagnostica per la prima volta alla fine del IV secolo da Giovanni Cassiano, era riferita all’incapacità dei monaci di leggere, di applicarsi alla lettura. Inquieti, dice Cassiano, si aggirano per la cella, escono, rientrano, ascoltano i rumori, sperando nella visita di qualcuno, in “una certa quale confusione di mente, come avvolti dalla caligine”.

Curiosità – È stata a lungo un peccato per la chiesa, un peccato mortale. E tale sembra considerarla il papa, che ha ammonito: “La curiosità non serve, fa male!” Anche la saggezza popolare la condanna: “La curiosità è un peccato, ma è un pensiero levato” – la condannava, quando c’era saggezza. Forse a causa di Eva, considerando il suo un peccato di curiosità e non di superbia. “La pratica del confessore”, 1771, di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che fino a recente ha fatto testo già non la sancisce.

Diritto d’autore – È recente, del Settecento. Prima l’autore doveva avere altri mezzi di sostentamento, oppure un mecenate. Da qui le dediche prolisse. Ma anche una più libera e fertile creatività. Prima del diritto d’autore poeti e scrittori operavano senza limiti, di genere o di tecnica. Col diritto d’autore hanno dovuto tenere conto del “mercato”, da subito: del pubblico dei lettori, dei generi, della sensibilità che varia con gli eventi storici. La scrittura si è adattata ai tempi e alla domanda.
In futuro l’ebook e l’autopubblicazione potrebbero adeguare il diritto d’autore alla totale e libera creatività, cortocircuitando l’industria che si è concretata su di esso, l’industria editoriale. Dalla casa editrice alla libreria. Un mercato pulviscolare ne potrebbe nascere. Occasionale, amichevole, di petit comité, anche indifferente alle tendenze.

Islam – Ha sempre terrorizzato l’Europa con la propaganda. Sempre, nel millennio e mezzo, quasi, di storia con l’islam. La fama, il sentito dire. Che si penserebbe invenzione europea, mentre, se lo è, è autopunitiva: l’Europa ne è vittima. Intimamente fragile, pronta a ingurgitare di tutto. La conquista, benché mai portata a compimento, della Sicilia, e le scorrerie per tutta l’Italia, Roma compresa, nel secolo IX. Dopo la conquista della Spagna, che nessuno peraltro proteggeva. Di fatto i corsari venivano sempre ricacciati dai contadini e i montanari, mentre i signori e i valvassori ne erano terrorizzati. Lo stesso poi col terrorismo, con gli “assassini” del Vecchio della montagna, una storia di paure di oltre un secolo. Fino alla conquista di Costantinopoli da parte dei turchi. Che in realtà fu preparata da un paio di secoli di saccheggi dei crociati – a partire da quelli di Innocenzo III, con scandalo dello stesso pontefice - e delle fameliche repubbliche marinare. Che il terzo volume delle memorie di Niceto Coniata ora pubblicato dalla Fondazione Valla documenta. E poi quattro secoli di scorrerie per mare nel Mediterraneo, con l’industria degli ostaggi e dei riscatti. E da a vent’anni il terrorismo urbano, alle scuole, nei mercati, ai treni, ai grattacieli, a New York, a Londra, a Madrid, a Parigi. Un terrorismo – ma senza merito dell’Europa -  per fortuna sempre inconcludente.  

Maternità – La madre è sempre certa, il padre mai, etc. Di brocardo in brocardo il mammismo ha sempre prosperato, ben rima che Corrado Alvaro coniasse la parola, nel 1954, anche nei tempi bui per la donna. Ma la maternità non è più cogente della paternità. Forse i figli non fanno volentieri a meno delle madri, ma le madri dei figli sì. Sempre più spesso la maternità è rifiutata, nella contemporanea condizione femminile. E con frequenza forse solo lievemente minore era rifiutata in passato quando era imposta. Gli aborti volontari non sono stati quantificati storicamente, essendo in teoria proibiti, ma sono sempre stati numerosi. E molte nascite venivano rifiutate. Se non altro perché indotte  dall’inesperienza, perfino dall’ignoranza, e dal caso.
La scrittrice Dorothy Sayers, figlia di un pastore, cresciuta in canonica, ma anche studente a Oxford,  confessa in uno dei suoi pamphlet da protofenninista, “Are women human?”: “Figlia unica, non ho praticamente mai visto o parlato con un uomo della mia  stessa età fino quasi ai venticinque anni”. A trenta ebbe un figlio, da uno semisconosciuto Bill White, non marito né fidanzato. La scrittrice, una che pure ha dibattuto molto di creazione e procreazione, rifiutò il bambino, di cui si occuperà una zia, col suo proprio figlio, preferendo farlo passare per il figlio di quest’ultimo.

Papa – Si è dimesso solo Celestino, prima di Ratzinger. Ma almeno una volta il papa fu dimissionato, dai cardinali, nel quadro di una “dottrina conciliare”. Dal concilio riunito dall’imperatore Sigismondo a Costanza, nel 1414-1418, per una riconciliazione con la chiesa d’Oriente. Il concilio, “sacro e infallibile”, per prima cosa imprigionò e mandò al rogo Jan Hus, dopo averlo fatto venire da Praga con la guarentigie dell’inviolabilità. Per seconda imprigionò il papa che aveva convocato il concilio – e aveva armato la trappola a Hus, d’accordo con l’imperatore: Giovanni XXIII.  Volendo chiudere vent’anni di anarchia al comando della chiesa, con tre papi in concorrenza tra di loro, uno a Roma, uno a Avignone e uno a Pisa, li dimise tutt’e tre, dimise tre papi insieme, dichiarandoli antipapi, usurpatori, anche se di tutt’e tre i cardinali in separati concili avevano sancito l’elezione: Gregorio XII a Roma, Benedetto XIII a Avignone e Giovanni XXIII a Pisa. Successori rispettivamente di Urbano VI, Clemente VII e Alessandro V. 
Baldassarre Cossa, “Giovanni XXIII”, morirà cardinale a Firenze, poco dopo la sua liberazione, nel 1419. E avrà come tomba l’ottimo lavoro di Donatello nel Battistero del Duomo.

Sessantotto - Quelli del Sessantotto, detti anche figli della guerra, i baby boomers, sono quelli che si sono presi tutto, sanità, scatti d’anzianità, pensioni - compreso cioè il futuro. Golosi più che ingordi. Rifiutando, scegliendo cioè. Non nel senso della carriera: non finalizzando, spesso cambiando, là dove l’interesse si rinnovava. E tuttavia dalla spontaneità, che il movimento generazionale teorizzava, passando alla stabilità, in un mondo garantito, iper. Garantendosi, ecco, una vita secondo l’umore. Quella ora pubblicizzata come “qualità della vita”: amori, avventure, viaggi, lavoro.
In una dimensione sempre privata, incluso della politica e della filosofia della vita, a misura di sé. La generazione che più di tutti, più estesamente, con la partecipazione dei più, anzi totalitariamente, è sembrata ridurre la realtà a una sola dimensione, la politica, in realtà ne ha imposto e vissuto il rovesciamento, e della politica ha fatto uso servile, da torche-cul. Un tradimento? Un fallimento? Incapacità? La felicità. Quello che più le si avvicina.

astolfo@antiit.eu

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