mercoledì 18 marzo 2015

La guerra delle false notizie

Il classico della disinformazione in tempo di guerra – della propaganda. Riedito per la terza volta in un decennio, segno che ce n’è bisogno. Ma per una curiosa inversione rispetto all’analisi di Bloch: ora è l’opinione che vuole le false informazioni, o comunque se ne nutre, gli Stati Maggiori e i governi devono solo trovarne di fantasiose.
Bloch si riferisce alla sua propria esperienza nel 1914-18 – “Ricordi (1914-19218) e riflessioni (1921)” è il sottotitolo. Fece la guerra in trincea e nella sezione “Ricordi” ne riferisce. Riferisce solo la sua propria esperienza, quella di cui era stato protagonista o testimone. Nelle successive “Riflessioni” mette invece in chiaro le varie false notizie di cui le trincee e le retrovie erano bombardate. Una riflessione la cui pietra di paragone restava sempre il famoso “telegramma di Ems”, di Bismarck per indurre Napoleone III a fargli la guerra che era sicuro di vincere.
Nella Grande Guerra già molto era cambiato rispetto all’Ottocento: la damnatio del nemico fu piena di eccessi, e ci un’anteprima della “mobilitazione totale”. Storici come Bloch e scrittori come Kipling vi erano impegnati. Mentre i cattedratici tedeschi quasi al completo e scrittori come Tomas Mann argomentavano con violenza il diritto di aggressione. La propaganda arrivò al ridicolo, del tedesco che produce più cacca, e più fetida, di un francese.
Se Bloch avesse analizzato la seconda guerra mondiale, e più il secondo dopoguerra, avrebbe tratto probabilmente altre conclusioni. La guerra fredda è stata una guerra d’opinione, e l’ha infettata al punto che ora non è “smobilitabile”. L’opinione resta “armata”, anche se non sa più contro chi e che cosa, e a favore di quale “patria”. Chiunque ha un minimo di conoscenza degli affari internazionali, sa che viviamo in un’epoca di false notizie. La bellicosità latente succeduta alla minaccia termonucleare è una guerra di (false) notizie.  
Marc Bloch, La guerra e le false notizie, Fazi, pp. 136 € 10

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