Alzarsi
presto, fare in fretta (quaderni, merende, calzini, magliette, scarponcini,
zaini, colori, penne, cancellini), avere il pupo pronto per l’ora giusta, che
sempre tende a scartare, e correre, si è sempre un minuto in ritardo. E invece,
sorpresa, ora a scuola il bambino va volentieri, e anche i genitori. Anche
d’inverno, quando fa freddo e piove, si ritrovano pigiati sotto la modesta
tettoia dell’ingresso, anche prima dell’ora. Ben portanti, curati, sorridenti,
distesi, pronti alla conversazione. Più spesso due genitori per ogni bambino
invece che uno per tre o quattro, come usava per ridurre l’incomodo. Brillanti,
in genere piacevoli. Che i bambini volentieri trascurano, facendosi risucchiare
dalla scuola come da un automa.
La
conversazione continua poi gaia, per i più al caffè, anche i giorni di pioggia.
Non necessariamente sui bambini, anzi non sui bambini. Un po’ sulla scuola, ma
si sa che la scuola pone sempre problemi. La scuola è un social forum, si
direbbe, dei genitori. Il mondo cambia: sono la generazione dell’aperitivo. Ora
anche del brunch. Che non serve per
mangiare, cioè sì, anche per mangiare facendo finta di non mangiare, il
bamboccione è disappetente, ma soprattutto per la conversazione.
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