domenica 15 marzo 2015

La verità è insidiosa dello sterminio

Fabio Levi raccoglie, con Domenico Scarpa, le testimonianze su Auschwitz rese da Levi fino al 1986, poco prima della morte - testi non compresi nelle opere curate per Enaudi da Marco Belpoliti nel 1997. C’è poco di Levi, della sua versatile qualità di scrittore, chimico, poeta, germanista, naturalista, con velleità anche artistiche, sempre curioso e vivace, e anche umorista, indefettibile, pure nella tragedia. C’è, spesso in forma burocratica, reiterata, insieme con quelle del compagno di prigionia Leonardo De Benedetti, medico, torinese e vicino di casa di Levi, la sua testimonianza sulla prigionia. Testi perlopiù del 1945-1947, in parte inediti, in parte pubblicati in atti introvabili di convegni.
Una raccolta commovente, e inquietante. Per l’organizzazione: era organizzato lo sterminio per i molti, e la sopravvivenza per gli altri. Questo si sa. Ma Levi e De Benedetti attestano che l’organizzazione non fu peggiore dei campi di prigionia, anche alleati, anche a distanza di anni dalla guerra. Lo sterminio si conferma nella sua abiezione  proprio per essere organizzato, non estemporaneo, non un fatto di crudeltà dei crudeli. Gli atti di crudeltà che le memorie registrano, di soldati e SS, avvengono nella ritirata, successivi alla sconfitta. Ma c’è materia anche per i negazionisti, che i campi fossero di sterminio.
Levi e De Benedetti descrivono un’organizzazione sanitaria migliore di molti altri campi di prigionia. Dilatano retoricamente il regime carcerario – troppe ore di tormenti per una giornata che, a quelle altitudini, per sei mesi è brevissima.  Testimoniano in dettaglio le procedure di sterminio di cui però non hanno conoscenza diretta – né possono testimoniare per sentito dire, poiché i membri dei Kommando appositi dicono la peggiore feccia: “di aspetto selvaggio”, “bestie feroci”, “reclutati tra i peggiori criminali condannati per gravi reati di sangue”.
La tentazione di Fabio Levi, storico della persecuzione degli ebrei, è probabilmente di ricostruire i fatti nella loro verità fenomenologica, prima del giudizio storico. Ma la materia è sempre viva, non è agli atti – il nazismo ha solo peso la guerra.
Primo Levi (con Leonardo De Benedetti), Così fu Auschwitz, Einaudi, pp. 245 € 13

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