Il seguito di “Una separazione”, Orse d’oro
a Berlino, Golden Globe e Oscar 2012. Anche questo premiato a Cannes l’anno
successivo e ricandidato agli Oscar, ma subito passato agli atti e ora visibile
in videocassetta e sulla tv a pagamento. Una rappresentazione della miseria
dell’individualismo, della ricerca individuale della felicità in cui buona
parte dell’umanità si è specializzata. Quella del desiderio e del diritto alla
felicità, qui e subito. In forma revisionista, sul ruolo deflagrante e perdente
della donna.
Non una denuncia, una ricostruzione
accorata. Il vecchio egoismo non viene menzionato, piuttosto la confusione mentale,
l’inadeguatezza, ma è scolpito. Tra gli adulti e, peggio, degli adulti coi bambini,
l’insensibilità che ora è d’uso. Non si può abolire il passato, non quello di
quattro matrimoni più o meno duraturi e con figli, e non si può abolire il
presente, i sentimenti e risentimenti di ognuno, anche bambino. L’amore
feticcio è l’amore capriccio.
Uno svolgimento non apodittico, Farhadi
è per l’ambiguità. Anche qui, come in “Una separazione”, le verità s’impongono
e si sciolgono. Ma questo gioco, della verità non rivoluzionaria, non
definitiva, vede tutti perdenti. Tutti quelli che giocano all’amore improvviso,
assoluto, definitivo.
Asghar Farhadi, Il Passato
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