lunedì 16 marzo 2015

L’amore feticcio è l’amore capriccio

Il seguito di “Una separazione”, Orse d’oro a Berlino, Golden Globe e Oscar 2012. Anche questo premiato a Cannes l’anno successivo e ricandidato agli Oscar, ma subito passato agli atti e ora visibile in videocassetta e sulla tv a pagamento. Una rappresentazione della miseria dell’individualismo, della ricerca individuale della felicità in cui buona parte dell’umanità si è specializzata. Quella del desiderio e del diritto alla felicità, qui e subito. In forma revisionista, sul ruolo deflagrante e perdente della donna.
Non una denuncia, una ricostruzione accorata. Il vecchio egoismo non viene menzionato, piuttosto la confusione mentale, l’inadeguatezza, ma è scolpito. Tra gli adulti e, peggio, degli adulti coi bambini, l’insensibilità che ora è d’uso. Non si può abolire il passato, non quello di quattro matrimoni più o meno duraturi e con figli, e non si può abolire il presente, i sentimenti e risentimenti di ognuno, anche bambino. L’amore feticcio è l’amore capriccio.
Uno svolgimento non apodittico, Farhadi è per l’ambiguità. Anche qui, come in “Una separazione”, le verità s’impongono e si sciolgono. Ma questo gioco, della verità non rivoluzionaria, non definitiva, vede tutti perdenti. Tutti quelli che giocano all’amore improvviso, assoluto, definitivo.
Asghar Farhadi, Il Passato

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