Lo dice
Prodi e non può più non essere vero: “Queste sanzioni non sono eque. Le esportazioni
americane verso la Russia sono aumentate”. È sceso dall’Aventino apposta per
dirlo, dopo due anni di silenzio, con un’intervista da lui stesso propiziata al
“Corriere della sera”. Le sanzioni contro la Russia avvantaggiano gli affari
Usa, mentre hanno creato problemi seri a molte economie europee. Li
avvantaggiano direttamente. E indirettamente: la caduta del prezzo del petrolio
si è fermata, e questo è quello che gli Usa vogliono, il petrolio caro, per
poter mettere in produzione i loro costosissimi, e tossici, scisti bituminosi.
È la verità dei fatti. Non da ora. L’Occidente non esiste più da quando
si è disciolto l’Oriente, il blocco sovietico. La solidarietà occidentale, la
concertazione. Non negli affari monetari, né in quelli economici e nemmeno in
quelli strategici e politici. La stessa Nato, l’organizzazione militare di
difesa, esiste solo perché non è stata sciolta, di fatto è come se non ci
fosse. Ognuno va in ordine sparso, e cura i suoi interessi. Ma un’ottica
perversa persiste: che gli Usa siano il padrino e il baluardo del contrafforte
europeo dell’Occidente, mentre fanno solo i loro interessi, con un’ottica puramente americana. Che
è, per molti aspetti, antieuropea. . Non c’e una singola azione intrapresa dagli Stati
Uniti dopo la caduta del Muro che non abbia danneggiato l’Europa. Tutti
i fronti aperti sono europei, e nelle aree limitrofe in paesi di primaria
importanza per l’Europa, dalle guerre del Golfo a quelle dei Balcani e alle
primavere arabe. Per le fonti di energia, per il contagio terroristico, per la
tratta degli immigrati. Anzi, ancora prima del 1989, già dal 1973: la cosiddetta
guerra del petrolio mise in ginocchio l’Europa e risollevò l’economia americana,
reduce dall’inconvertibilità del dollaro, quasi una dichiarazione di insolvenza,
con la guerra già perduta in Vietnam, una sconfitta colossale. La guerra del
petrolio fu scatenata dall’Arabia Saudita e dall’Iran, allora anch’esso suddito
fedele degli Stati Uniti. Contro la “Fortezza Europa”, di cui il conio è
americano.
L’elenco
delle imprese dannose è impressionante. Angela Merkel ne ha elencate a novembre
quattro ancora aperte: Ucraina, Moldavia, Georgia e “i Balcani occidentali”,
tra Bosnia e Skropska. Tutte crisi volute dagli Stati Uniti di cui l’Europa
deve farsi carico. A nessun effetto, non di democrazia e nemmeno di diritti
elementari. Ma queste solo dentro l’Europa - e senza contare la guerra che
Washington ci ha imposto alla Serbia, per creare un Kossovo che è un pied-à-terre
di banditi. Ci sono anche la Libia, la Siria, l’Iraq, che anch’essi confinano
con l’Europa. E la destabilizzazione del Nord Africa. Con i soldi dell’Arabia
Saudita e dei principati del Golfo, tutti amerikani.
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