venerdì 20 marzo 2015

L’immagine è verità

Immagini di immagini. Filostrato, chiunque egli sia, illustra 64 pitture che adornavano il portico di una villa a Napoli che forse non esistevano – né la villa né le pitture. Un modo come un altro per riraccontare il mito, i soggetti delle pitture, di cui l’epoca era evidentemente sempre golosa – l’epoca è certa, il II secolo a.C. Un esercizio di ekfrasis, descrizione di manufatti artistici, ma più di narrazione: per una volta le solite storie di dei ed eroi sono ben raccontate. Con un’avvertenza, alla prima riga del prologo: “Chi non ama la pittura disprezza la verità stesa”. L’immagine è verità. Specchio della realtà: Narciso, Medusa, l’ekfrasis stessa. Certo, altrettanto enigmatica.
Le descrizioni di opere d’arte non erano una novità, Luciano vi si era esercitato, e Longo Sofista – il genere sarà codificato successivamente, da Erogene, Quintiliano e i grammatici bizantini. Da questa pretesa di verità è soprattutto attratto l’editore, Andrea L. Carbone, per riproporre questa preziosa edizioncina – arricchita da una dotta postfazione di Michele Cometa sull’ekfrasis: corrispondano a dei manufatti esistiti, o siano d’invenzione, queste descrizioni sono veicolo di verità. Sono tese a interpretare “l’enigma delle immagini”. Goethe, che propendeva (“Philostrats Gemälde”) per le reale esistenza delle opere descritte, ne faceva dei modelli, per l’arte a venire.
Notevole anche, nelle rappresentazioni di Filostrato, l’applicazione dei  precetti aristotelici sull’arte. Dell’analogia. E dell’arte come manufatto: l’arte non è divina, è arte, uso accorto dei colori, della tecnica, della geometria.
Filostrato, Immagini, :duepunti edizioni, remainders, pp. 157 € 9

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