sabato 7 marzo 2015

L’odio della Fiat

Una buon notizia, le assunzioni alla Fiat. Ma trova poco spazio, giusto le poche righe obbligate, peraltro poco convinte. Anche nei giornali del gruppo.
Al “Corriere della sera” la Fiat – la famiglia – è stata la sola a mettere soldi veri nell’aumento di capitale 2014, ed è ora la sola disponibile a un’altra ricapitalizzazione. Ma Milano, e il giornale stesso, non la vogliono. Meglio fallire (il fallimento del “Corriere della sera”….) che la Fiat.
Un odio che fa il paio con quello della Cgil. La Cgil è stata un sindacato del Pci. Qualcuno si ricorda ancora Berlinguer che ai cancelli della Fiat nell’autunno del 1980 ne chiedeva l’occupazione. Ma ora, dopo venticinque anni dalla caduta delle illusioni?
Sembra incredibile che si possa odiare chi crea lavoro. No solo a Melfi, ma anche a Torino-Grugliasco, con la resurrezione della Maserati. Di cui si preferisce non parlare. Ma è quello che accade.
La Volkswagen fa in Germania le macchine per la Germania e l’Europa, la Fiat non può farle in Italia. I lavoratori tedeschi direbbero i giornali e la Cgil schiavi assermentati?
Per le macchinone tedesche ripetuti sperticati elogi, della Maserati poco o niente. I tedeschi pagano meglio? No, i giornalisti italiani non si vendono. Cioè: si vendono gratis - non sono passionali?
Se non che, il cappello ideologico non essendoci più, cos’è questa passione? La stupidità è violenza, sempre e comunque.

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