Finalmente si è potuto vedere in tv, a
pagamento, il discorso di Craxi alla Camera sul finanziamento dei partiti – nell’anteprima del telefilm di Sky. Eravamo rimasti alla reazione, ma il discorso nessun giornale e telegiornale
dell’epoca lo aveva riportato. La reazione invece era stata abbondante, come la
ricostruzione ricorda, a titoli di scatola: la Camera assolve Craxi, banda di
criminali, etc. Con la sacrosanta
indignata reazione dei ministri ex Pci, Visco, Berlinguer e (il pentitissimo)
Barbera, che abbandonavano il pomeriggio il governo Ciampi insediato la mattina.
Con Rutelli. E Scalfari, che ligio prontamente apriva
“la questione Craxi” - tutto il male è Craxi.
Rutelli, l’uomo di Geronzi, cioè Andreotti,
questa era la chiave del dramma – i Pds, ex Pci, erano già allora ruote di
scorta. Che però anche la ricostruzione di Sky si lascia sfuggire. Così come si lascia sfuggire le foto di
Di Pietro a pranzo o cena con gli agenti della Cia. Ma questo, si
capisce, è un fronte troppo vasto, e per definizione inafferrabile.
Un passo in
più, ben drammatico, l’emittente avrebbe potuto fare: mettere in luce la
vendetta di Andreotti, dopo la bocciatura al Quirinale. Contro i tre quarti del
suo partito, e contro il partito Socialista. Tramite le sue “manine” nei servizi,
e una Procura, quella di Milano, diretta da uno che gli doveva il posto, con
almeno quattro sostituti del Msi. Con i Pds ex Pci, Colombo e D’Ambrosio, al
solito figuranti e mosche cocchiere (anche se non solo per faziosità: l’ex Pci
era quasi alla pari con Craxi nel Parlamento, 74 senatori contro 49, e 107
deputati contro 92). Con un raggrupamento fascio comunista, si può arguire col linguaggio dell’epoca, senza esagerazione - una tenaglia. Piero Colaprico, uno dei cronisti più
dentro la Procura e attento dipietrista, lo dice, che fin dall’inizio la caccia
era a Craxi – dall’inizio intendendosi non l’arresto di Chiesa - uno dei tanti
arresti di socialisti che i carabinieri usavano fare prima di ogni elezione - ma, dopo, la mancata elezione di
Andreotti.
Un secondo sviluppo sarà possibile nel
prosieguo della storia Sky, se ci sarà il sequel. Di Mani Pulite che abolisce i partiti e apre il
rubinetto della corruzione privata e personale. Di “politici” surrogati: burocrati,
affaristi, anche giudici. Che è la cifra della Seconda Repubblica. Nascosta in
malafede sotto la denominazione “casta”, come se fosse al continuazione della
vecchia politica, ne è invece l’Ersatz degenerato.
Un arricchitevi tutti che Milano ha aperto non a caso, la città degli affari.
L’esito lo vedono peraltro tutti: un
paese che era la quinta, o quarta, potenza economica mondiale, ed è niente, o
poco più. Col fiato corto, fatalmente declassato, e ancora a rischio fallimento.
Mani Pulite non è innocente. I ladri vanno puniti, ma non da altri e più
pericolosi ladri, che esercitano il potere delle manette. La giustizia non è
una guerra per bande.
Paolo Volterra-Max Giannantoni, I giorni di Mani Pulite, Sky
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