lunedì 30 marzo 2015

Netanyahu alla roulette russa

Netanyahu vuole gli islamici divisi ma in armi. L’accordo tra Usa e Iran sarebbe la via principe per neutralizzare la bomba iraniana, ora e in ogni prevedibile futuro. Anche se, cioè, l’Iran dovesse deragliare e fabbricarsela. Netanyahu non lo vuole perché allora entrambi i fronti in guerra nell’islam, l’iraniano e – per semplificare - il saudita, si troverebbero come referente unico gli Usa, che quindi potrebbe pacificarli. Si capisce l’opposizione di Netanyahu, ma perché lui lavora in una prospettiva di guerra perpetua. E questo non si capisce.
Avendo centrato la sua politica sul non riconoscimento di un’entità palestinese, stato o territorio che sia, il suo Israele deve puntare alla guerra perpetua. La guerra perpetua non ha precedenti, quindi non si saprebbe giudicare. Ma gli esiti non sono finora positivi: Israele è con Netanyahu ma non è più sicuro. Oggi è meno sicuro di trentacinque anni fa, al’indomani di Camp David. Benchè abbia molti meno arabi al suo interno. Mantiene un grado ancora elevato di sicurezza per lo scudo Usa. Che è affidabile ma non è definitivo, e il tempo non aiuta.
L’irritazione di Obama nasca dal fallimento del suo disegno, ed è per questo temporanea. Ma dopo Obama? E dopo il dopo Obama? Il disegno di Obama era di riportare sotto l’ombrello  americano le tre componenti del conflitto, Iran e Arabia Saudita per semplificare, e Israele. Netanyahu lo ha fato fallire, ma in cambio di niente. Ha elettori sempre più fedeli – i coloni – ma nuovi al sionismo e meno affidabili, meno acculturati nel contesto internazionale. Più che agli scacchi sembra che giochi alla roulette russa, alla sfida contro se stesso.

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