Anamorfosi
- Deforma ma non occulta, e anzi allarga la
prospettiva. Come modo di ricerca e come
paradigma compiuto.
Una
rappresentazione da specchio anamorfico non (necessariamente) deforma la realtà, che è sempre deforme
– non geometrica, non logica: è
il reale filtrato dalle passioni, che più spesso sono solo un modo d’essere che
un atto, più o meno volontario. O
la costruzione di un labirinto, per curiosità, per vezzo, per sfida. Di cui non
è prigionieri in realtà, ma in cui anzi si vaga a piacere.
Citazione –È
l’effetto dell’isolamento. Si parla con la lettura, per non parlarsi da soli.
La riflessione (filosofia) è solitaria. Si dialoga
sempre, ma sempre con gli assenti, e più con i morti, con le citazioni. Le corrispondenze
tra i filosofi sono sempre piatte, se non per il “lato umano”.
La filosofia è fatta di
citazioni. È una ruminazione, il filosofo si può dire un ruminante. Anche
quando parla con gli “esempi”. Le manca il petit
fait vrai di Stendhal, di cui Barthes
dice che “fa sentire il reale” – il Barthes delle “Mitologie” quotidiane: il
dettaglio che fa l’emozione.
Critica -
La critica non avvince se non da un punto fermo. Se non afferma una cosa: una
forza, un partito, un gruppo, un’idea condivisa.
Decadenza
– È malarica,
contagiosa. Il
discorso sul declino della civiltà genera una reazione conservatrice, di
rigetto: la decadenza vuole potersi compiangere, o resistere, sia pure
all’ultimo sangue.
Il discorso della crisi non è rigenerante -
inventivo, euforizzante. È un epicedio, da prefiche. Una forma di eutanasia.
Materia - L’Arnheim di
Musil, i bibliotecari
deliranti di Borges: la meraviglia è indotta dalla materia più esanime – persone che non sono. La meraviglia non è nella
materia ma nella sua rappresentazione. È per questo che la materia non esiste?
Non si trova, resta oscura.
Metafisica
nordica -
“Metafisica nordica” è titolo ne 1938 di Oskar Becker, un filosofo nazista. Ne
parla in forma di critica a “Essere e tempo”, l’opera capitale-rivelatrice,
dieci anni prima, di Martin Heidegger, come non abbastanza fondatrice di una,
appunto, metafisica nordica. Ma Heidegger non obiettò, limitandosi ad
aggiungere che i tedeschi sono “un popolo metafisico”. Inafferrabile?
Nella sua celebrazione di Gerhard Gentzen, “Il
genio perduto della logica” - il matematico tedesco morto giovane a Praga, di
fame, dopo esere stato arrestato dall’Armata Rossa nel 1945 - Eckhart
Mentzler-Trott dice Becker di “fisico estremamente delicato, natura quasi
timida”. Apprezzato nel dopoguerra, professore in cattedra e poi emerito a
Bonn, proprio per avere ammesso di essere stato nazista. Becker era anche
polemico, oltre che timido: dopo la notte dei Cristali il 9 novembre del 1938,
il pogrom di Stato antiebraico, protestò con la rivista di “Storia della
matematica”, con la quale collaborava, perché aveva un redattore ebreo. Si era laureato
nel 1922 con Husserl, che poi sarà radiato dall’insegnamento in quanto ebreo,
con la tesi “Esistenza matematica”. Era stato poi assistente di Heidegger, uno
dei discepoli mandati in cattedra da Husserl. Infine professore a Bonn. Nella “Metafisica nordica” oppone il
“ricercatore nordico” al mondo magico del “negro del Congo”, e “gli uomini
produttivi nordici” alla “interpretazione-esistenza del mondo del deserto
mediorientale”. Benché apprezzato nel dopoguerra per la dirittura morale, il
professor Becker non era molto esplicito.
Inoltre, benché assistente a lungo di
Heidegger, apprezza nello stesso saggio la tecnica, che il suo maestro aveva
esecrato: “La tecnologia fondata sulla scienza naturale nrodica ha conquistato
il mondo”. Ma anche Heidegger in quegli
anni la apprezzava (“l’aereo che ha portato Hitler all’incontro con Mussolini
fa la storia”), tornerà a esecrarla dopo la guerra, in quanto yankee.
Parola - È immaginaria, poiché non si può pensare, e
quindi parlare, che per immagini – metafore, analogie. Da Dio al gatto di casa.
Terrore – È modernamente autoindotto, prima che reale.
Effetto della comunicazione impositiva, attraverso la massa che fa aggio sul
giudizio. E dell’indagine preponderante sul giudizio analitico stesso. Una delle
forme della guerra che non c’è – non sappiamo - di Baudrillard.
L’Is che
certamente, come già i talebani, ha una sua realtà terroristica, la magnifica
però, pochi anni dopo i bruti barbuti afghani, con tecniche molto Madison
Avenue, anche se non proprio sofisticate. Opera di consulenti d’immagine e
pubblicitari. La mano si vede dai suoi video. Una sfilata di pick-up, tutti
della stessa marca e colore. Tutti puliti, come nei film di guerra (di
propaganda) inglesi cinquanta-sessant’anni fa. Colori vivaci, rosso arancio dei
condannati, nero lucido per i boia, bianco latte per gli inservienti, riconoscibili,
e di tonalità studiata per non “sbattere”.nell’immagine. La guerra dell’Is
appare mediatica.
È certo
peraltro che società di consulenza sono pagate (dagli sceicchi?) per sceneggiare
i video – non molto, la tecnica non è granché. Società di consulenza sono pagate
(dai servizi americani e inglesi) per recuperare i video dispersi nel web e
proporli all’analisi. Cioè ai media. Che non si fanno scrupolo d magnificarli,
anche ripetitivamente. Come sempre, il vero nemico è interno.
Traduzione – L’intraducibile è incomprensibile,
l’incomprensibile è falso – ambiguo, artefatto, volutamente errato, illusorio.
Non traducibile
è il pensiero unico – singolare, innovativo (rivoluzionario, di scoperta: la scoperta
si fa nel riconoscimento): è non significante. Perché è ipocrita, essendo
affarismo?
zeulig@antiit.eu
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