Una galleria sorprendente, anche per i cultori della
materia, per la grazia e l’accuratezza dei racconti, di personaggi, eventi,
situazioni della storia degli africani, in Africa, nelle Americhe e in Europa.
Da Lucy a Barack Obama, reca il sottotitolo. Compreso Puškin. Non agiografico: non di santini né
apologie, ma personaggi e situazioni ben sbalzati, per il bene e per il male – per
il bene, però, come finalità dell’opera: testimoniare che i “negri” hanno un’anima,
cioè una storia. Lucy, “la nostra «nonna» africana”, è il primo ominide, “Australopithecus afarensis”, localizzato nel Kenya nel 1972, che dunque sarebbe il paradiso
terrestre, ribattezzato Lucy da Yves Coppens de Collège de France per il motivo
che gli frullava in testa al momento della scoperta, “”Lucy in the sky with
diamonds” dei Beatles.
Non è un dizionario, molto manca, di personaggi e cose. È
una presentazione, non polemica né astiosa. È la proposta di un modo d’essere
naturale: egualitario senza dogmi e senza obblighi di legge, come è ovvio
quando si elimina il pregiudizio,. È una galleria al termine della quale il pregiudizio
si è sbiancato.
Thuram, calciatore di professione, ha smesso dopo una
lunga carriera nel 2008, avendo vinto il Mondiale con la Francia nel 1998, e l’Europeo
nel 2000, con record di presenze nella nazionale d’oltralpe (142), poi tre
campionati italiani con la Juventus, lo ha scritto in appoggio alle iniziative
antirazziste alle quali si è dedicato successivamente, di opinione e imprenditoriali.
Emanuela Audisio, che ne presenta la traduzione italiana, non si stupisce di
questo felice esito, avendo seguito la lunga carriera sportiva di Thuram: “Spesso
si è più bravi perché si è capito d più, di noi stessi e degli altri”.
Lilian Thuram, Le
mie stelle nere, add, pp. 447 € 9,90
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